Gli indicatori Forex sono strumenti di fondamentale importanza per fare trading con profitto. Per i profani, però, potrebbero rappresentare degli strumenti di non facile e immediata comprensione, dal momento che richiedono una certa competenza per essere sfruttati al meglio e, soprattutto, per essere scelti con efficacia.
Il panorama degli indicatori Forex, infatti, è quantomai florido e questo, se da un lato aumenta le possibilità di scelta, dall’altro potrebbe causare un po’ di disorientamento. In questo articolo approfondiremo l’argomento “indicatori Forex”, offrendo una definizione esaustiva e descrivendone il meccanismo.
Cosa sono gli indicatori Forex
Gli indicatori sono strumenti che consentono di leggere il mercato e di trarre segnali riguardanti il prezzo. Attraverso l’uso degli indicatori, e soprattutto la loro interpretazione, il trader può ricavare stime circa il futuro prossimo (e meno prossimo) dell’asset con il quale sta tradando. Per esempio, l’indicatore RSI applicato all’euro dollaro consente al trader di capire se il cambio è inserito in un trend rialzista, ribassista o se si sta muovendo in laterale.
Ovviamente, questo è solo un esempio. A disposizione dei trader ci sono numerosi indicatori, ognuno dei quali è specializzato per offrire una tipologia di informazione particolare.
Come fanno gli indicatori a rivelare informazioni sul prezzo? Per rispondere a questa domanda è necessario descrivere il meccanismo.
Gli indicatori, in realtà, non fanno altro che analizzare il mercato da un punto di vista “diacronico”, ovvero prendendo in considerazione non solo l’assetto attuale ma anche quello passato. Operano infatti uno sguardo di insieme, che può estendersi anche a periodi molto anteriori rispetto al presente.
Tutti gli indicatori sfruttano un principio caro all’analisi tecnica: la storia si ripete. Secondo questo principio, vi è una continuità e una coerenza tra le cause e gli effetti. Essi rivelano che a un evento X segue l’evento Y, e che tra i due esiste una correlazione. Tali rapporti di causa effetto sono cristallizzati in pattern e vengono utilizzati dagli indicatori per lanciare dei segnali.
Ovviamente, questo è un principio parzialmente arbitrario. Si parla, infatti, di probabilità e non di certezza scientifica. Per esempio, è probabile che al superamento di un massimo settimanale segua un aumento di prezzo, ma non è affatto certo. Anche perché a influire sul prezzo sono numerosi fattori, alcuni dei quali completamente casuali o comunque non prevedibili.
Per questo motivo gli indicatori Forex (come qualsiasi altro indicatore di analisi tecnica) vanno utilizzati con raziocinio e, soprattutto, prendendo alcuni accorgimenti.
Il primo accorgimento consiste nel non credere al primo segnale che l’indicatore restituisce, bensì accompagnare la ricezione di questo segnale a un lavoro di interpretazione non necessariamente tecnico, ma basato, per esempio, sullo studio dei fattori esterni, quindi sull’analisi fondamentale.
Un secondo accorgimento consiste invece nell’utilizzare più indicatori contemporaneamente, in modo che uno possa fungere da prova/controprova rispetto all’altro. Se due o più indicatori partoriscono il medesimo segnale, è probabile che esso sia reale e possa risultare funzionale all’elaborazione di un ordine. Alcuni indicatori si prestano a essere utilizzati in coppia, proprio perché ai punti di forza dell’uno corrispondo le debolezze dell’altro e viceversa, in una prospettiva di complementarietà che fa sicuramente bene, se l’obiettivo è ridurre il margine di errore. La “coppia di indicatori” più famosa è l’RSI-Stocastico.
La migliore combinazione possibile è quella tra indicatori di trend e di indicatori di volume. Il primo, infatti, fornisce informazioni sulla direzione del prezzo, il secondo invece fornisce indicazioni sulla forza delle contrattazioni. Per comprendere bene questa affermazione, però, è necessario distinguere tra le varie tipologie di indicatori.
Le tipologie di indicatori
Indicatori di trend. Questi indicatori rivelano se, in realtà, l’asset è inserito in un trend rialzista e ribassista. Questa è una informazione necessaria ma non sempre chiara. Infatti, in alcune situazioni il mercato sembra muoversi in laterale anche quando è inserito in un trend – per quanto debole – ascendente o discendente. Di questa categoria fanno parte i seguenti indicatori: ADX, EMA e SMA (medie mobili), MACD, Parabolic SAR.
Indicatori di ciclo. Il ciclo può essere definito come la categoria immediatamente superiore a quella del trend. Un ciclo è fatto di più trend, ed è caratterizzato da una ampiezza a livello temporale nonché da una certa regolarità. I cicli, infatti, si ripetono. Capire in che ciclo si trova l’asset e, sopratutto in che parte del ciclo è fondamentale per posizionare trade vincenti. Gli indicatori di ciclo sono quelli più difficili da interpretare proprio a causa della mole di informazioni che recano in sé. Il più conosciuto, tra quelli appartenenti alla categoria, è noto come “Onde di Elliot”.
Indicatori di momentum. Con il termine momentum si indica la velocità con cui i prezzi si muovono dato un periodo di riferimento. E’ anch’esso un elemento utile a capire se il trend è solido oppure no.
Indicatori di volume. Questi indicatori rivelano la forza del mercato, ovvero l’interesse degli investitori. Esso si traduce in un aumento dei volumi. L’analisi dei volumi rafforza l’analisi sul trend. Se a un trend rialzista è associata, per esempio, una crescita dei volumi, vuol dire che il trend è destinato a durare. L’indicatore di volume più famoso è rappresentato dalle cosiddette bande di accelerazione.
Indicatori di volatilità. Questi indicatori, molto banalmente, offrono informazioni circa la volatilità dei prezzi. Il loro limite è quello di non considerare (com’è ovvio che sia) gli stimoli esterni, come quelli derivanti dalle notizie economiche. Ad ogni modo, in situazioni poco movimentate dal punto di vista mediatico, sono molto utili, soprattutto per suggerire quando non è il momento di entrare nel mercato. Gli indicatori di volatilità più famosi sono l’ATR e le Bande di Bollinger.