Il trading online è andato incontro a una enorme diffusione. Anche gli speculatori non professionisti, la gente comune, ha oggi accesso a un’attività in grado di spalancare le porte alla tanto agognata libertà finanziaria. Ovviamente, il cammino non è in discesa e non a caso i problemi, soprattutto dal punto di vista decisionale, si presentano subito. Tra le scelte che l’aspirante trader deve compiere spicca proprio la tipologia di trading.

Le possibilità in campo sono davvero numerose. Ultimamente, una delle “sfide” più interessanti è quella tra il Forex Trading e il Trading con i CFD. Queste due tipologie vengono in genere accostate per le loro capacità remunerative, e per la carica speculativa che sono in grado di offrire. Questo articolo fornirà tutti gli elementi utili al trader per compiere una scelta efficace, fermo restando che una scelta universalmente migliore di un’altra non esiste ma dipende tutto dalle caratteristiche personali e dallo stile di trading.

Forex Trading e Trading con gli CFD: due definizioni schiette

Prima di descrivere in maniera accurata le due attività e elencarne le differenze (tante) e i punti in comune (pochi) è bene fornire due definizioni breve ma esaustive, capaci di fornire un po’ di contesto.

Il Forex Trading è quell’attività che consente di investire nel mercato delle valute. Queste vengono considerate come un qualsiasi asset, come può essere una materia prima o un titolo azionario. Il meccanismo, pertanto, è quello del surplus: si compra basso e si vende alto.

Il Trading con i CFD, di contro, è quell’attività che consente di investire sui cosiddetti Contract For Difference (da qui l’acronimo). Questi sono dei veri contratti che vincolano gli attori in gioco a eseguire la transazione di un dato asset a una data scadenza e a un dato prezzo.

Forex e CFD: l’unico elemento in comune

Già da queste semplici definizioni si intuisce quanto le due attività siano differenti. Eppure una cosa in comune, oltre ad essere attività di trading online, ce l’hanno: sono entrambe OTC. Questo è un acronimo di Over The Counter e indica una caratteristica molto importante: la non appartenenza a un mercato ufficialmente regolamentato.

Ciò non significa che non hanno regole, tutt’altro (il meccanismo delle licenze impone ai broker di rispettare certi standard qualitativi), bensì che le negoziazioni godono di un margine di discrezione più ampio. Sicché, per motivi vari e con conseguenze che possono andare a vantaggio dei trader, i prezzi non rispecchiano necessariamente e in maniera fedele quelli reali, di mercato per intenderci.

Le differenze tra Forex Trading e Trading con i CFD

Di seguito, un elenco – con descrizione annesse – delle maggiori differenze tra Forex Trading e Trading con i CFD.

Tipologia di asset. Chi fa trading nel Forex, possiede gli asset. Se si apre una posizione long sull’euro-dollaro, vuol dire che si stanno acquistando euro e si stanno vendendo dollari. Soprattutto, vuol dire che si stanno acquistando realmente euro e altrettanto realmente li si sta pagando in dollari. Il Forex Trading, pertanto, prevede il possesso reale degli asset. Discorso radicalmente diverso, se parliamo di CFD. I Contract for Difference non presuppongono la proprietà di un asset, ma si basano semplicemente sul valore di asset. Questi, quindi, sono presenti in qualità di sottostanti. Ovviamente, ritornando al Forex, la proprietà reale non comporta una piena operatività, quindi l’immediato utilizzo dell’asset. A questa è possibile accedervi solo dopo il prelievo, che è tutt’altro che immediato e disciplinato direttamente dai broker.

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Varietà di asset. Un immediato corollario della prima differenza riguarda la questione della varietà. Se i CFD funzionano con i sottostanti, è evidente che, tra questi, possa figurare qualsiasi tipo di asset. Per tale motivo, chi fa trading con i CFD gode di una varietà praticamente sconfinata: materie prime, metalli preziosi, titoli azionari, obbligazioni, valute persino. Di contro, chi fa trading con le valute, può tradare appunto solo in valute. La conseguenza più importante di tutto ciò è rappresentata dal fatto che diversificare è molto più semplice nel mercato CFD piuttosto che nel Forex. Nel Forex, se il trader vuole diversificare non può comunque spostarsi dal perimetro delle valute, quindi è costretto a cambiare, tuttalpiù, la coppia, e questo vuol dire conoscere le correlazioni tra le coppie (argomento molto spinoso e difficile da padroneggiare). Chi investe nei CFD, non deve fare altro che cambiare sottostante, e in questo modo cambierà praticamente mercato.

Costi. Questo è un punto molto importante, dal momento che le spese a carico dei trader possono erodere notevolmente gli utili e, nel peggiore dei casi, vanificare l’attività di trading. Ebbene, i modelli di business dai quali derivano i costi sono radicalmente diversi. I broker del Forex nella maggior parte dei casi (ossia quando sono Market Maker), non applicano alcuna commissione, bensì degli spread. Questi possono essere definiti come la differenza, espressa in pip, tra il prezzo di mercato e il prezzo che il broker “propone” al trader. Gli spread variano da broker a broker, com’è giusto che sia (questo meccanismo favorire le dinamiche concorrenziali) e da coppia a coppia, ma in genere sono già noti al trader prima ancora che inizi a investire. I broker di CFD, invece, utilizzano un approccio molto diverso. In breve, si riservano ampi margini di discrezione: alcuni assumono il modello Forex, ossia impongono solo gli spread. Altri impongono delle commissioni in percentuale sul volume di investimento. Altri ancora impongono sia le commissioni che gli spread. Insomma, la situazione è ben poco omogenea, e va valutata dal trader caso per caso.

Approcci di analisi. Anche questo capitolo è fonte di divisione. In genere, fare l’analisi fondamentale per il Forex è più semplice, fermo restando che rimane comunque una materia estremamente difficile. Questo perché, in fondo, si tratta di investire sempre sulla stessa tipologia di asset, e prima o poi si maturano skill e competenze specifiche. Fare l’analisi fondamentale per i CFD è un altro paio di maniche: è necessario cambiare approccio non appena si cambia asset, in un circolo vizioso-virtuoso che impone la maturazione di competenze e skill sempre nuove. Se poi il sottostante è rappresentato dalle azioni, il discorso cambia di nuovo: è necessario studiare non tanto i market mover, bensì i documenti della società emittente, ossia il conto economico, lo stato patrimoniale, i movimenti di cassa, il rendiconto finanziario. Tutta un’altra storia.

Formazione. Infine, anche il capitolo formazione ricopre un ruolo di primo piano. La verità è la seguente: il Forex è un’attività più “di massa”di quanto non lo sia il trading con i CFD. Ciò implica che i broker hanno speso molte risorse per creare contenuti formativi. Semplicemente, hanno più pubblico. I broker CFD, consapevoli che tale attività è ancora, almeno parzialmente, elitaria non hanno speso molte risorse in tal senso. La conseguenza è che è molto più semplice, partendo da zero, diventare trader di Forex che diventare trader di CFD.