Il trading online è da qualche anno diventato un’attività, se non di massa, comunque accessibile anche alla gente comune. Il merito va all’approccio adottato dai broker retail, che punta a un servizio di assistenza molto sviluppato e alla creazione di un ambiente di mercato, per così dire, più a misuro di uomo.
Il difficile, o almeno la prima difficoltà che si incontra, sta nella scelta della tipologia di trading. Lo scontro che, nella mente degli aspiranti trader, si ripropone spesso è quello tra Forex Trading e trading azionario. Per risolvere l’ostacolo e fare una scelta efficace, quindi incline ai propri interesse e al proprio stile, è bene conoscere in maniera approfondita le due alternative. Ecco le differenze tra Forex Trading e Trading Azionario.
Forex vs Azioni: la questione dei derivati
La più grande differenza riguarda la questione dei derivati. O, per meglio dire, il modo in cui si trada. Trading diretto o di derivazione? E’ tutto più complicato di quanto si possa immaginare
Partiamo con il dire che il Forex Trading è diretto e solo diretto. Niente derivati, né ora né mai. Investire nel mercato delle valute vuol dire acquistare e comprare valute, utilizzando altre valute. Queste agiscono come qualsiasi altro asset. Il principio è quello del commercio classico: si compra basso per vendere alto. In linea di massima, non ci sarebbe bisogno di spiegare altro, se non fosse che le dinamiche in gioco sono numerose, dal momento che – di base – il trader acquista un mezzo di pagamento con un altro mezzo di pagamento. Tutto ciò pone in essere problematiche sul fronte delle analisi, ma in una trattazione riguardante le differenze tra Forex e azioni tanto basta.
Anche le azioni impongono un tipo di trading diretto. Se si considera il trading azionario come investimento speculativo, e non investimento a lungo termine (nel quale si conserva un pacchetto azionario per sfruttarne i dividendi, e rivenderlo una volta esaurita questa opportunità), anche in questo caso il principio è quello del surplus: si compra basso per vendere alto.
Ma c’è qualcosa a complicare il tutto, ovvero la possibilità di utilizzare strumenti derivati. Anzi, le azioni sono tra i sottostanti preferiti per fare trading con questo genere di prodotti. In genere la scelta è tra:
Futures. Sono dei contratti nel vero senso della parole. Essi determinano che a una certa data, un trader acquista l’asset a un determinato prezzo, indipendente da quanto questo cambierà rispetto al momento della stipula. I Futures appartengono a un mercato regolamentato, sono standardizzati e a una scadenza decisa a priori.
CFD. Questi prodotti sono praticamente identici ai Futures, con l’unica grande differenza che sono scambiati Over The Counter, quindi in assenza di regolamentazione ufficiale. Sono in genere più appetibile dal punto di vista degli utili. In compenso, gli spread sono più e le leve più pericolose (perché più elevati).
Opzioni binarie. Anche questi prodotti non sono regolamentati e, in realtà, nemmeno totalmente accettati dalla comunità degli investitori a causa di un meccanismo che riguarda da vicino quello delle scommesse. Ad ogni modo, il trader sceglie un asset, una direzione su cui puntare e una scadenza. Se alla scadenza l’asset è andato nella direzione pensata all’inizio, allora il trader riceve un rendimento in genere pari al 70% dell’investimento. Altrimenti, rimborsi a parte, perde tutto.
La questione dell’analisi
A prescindere dal fatto che si scelga un trading diretto o un trading indiretto, l’esigenza è sempre la stessa: analizzare il mercato, in modo da prevedere la direzione in cui andrà il prezzo. Insomma, analisi tecnica e analisi fondamentale. Sulla tecnica possiamo soprassedere, dal momento che non vi sono grosse differenze tra Forex e azioni in questo campo. Discorso radicalmente diverso se parliamo di analisi fondamentale.
L’analisi fondamentale dei trader Forex si gioca sullo studio degli eventi segnalati dal calendario economico. Va dato un’occhio a tutti gli eventi, sia chiaro, ma è indubbio che la maggior parte del lavoro vada concentrato sui dati macroeconomici e, soprattutto, su quegli eventi in grado di modificare le masse monetarie. Il riferimento è, naturalmente, alle decisioni circa i tassi di interesse ma anche alla politica monetaria in generale, all’inflazione, ai consumi etc.
Il lavoro dei trader azionario è molto meticoloso. Magari non difficile a livello interpretativo come quello dei trader Forex, ma comunque molto più lungo. Il calendario economico va anche in questo caso guardato, soprattutto i dati delle vendite e della produzione industriale, ma il 99% del lavoro va svolto sui documenti delle società emittenti. La verità è che tutto ciò che occorre sapere per scoprire, o intuire, se un titolo azionario fa bene, è esposto alla luce del sole, perché così richiede la legislazione nazionale e internazionale. Per poter essere quotata in borsa, una società deve pubblicare alcuni documenti, e sono proprio queste le risorse principali per chi fa analisi fondamentale per il trading azionario. Nello specifico va studiato:
Conto economico. Si tratta di un elenco di spese e ricavi che servono per capire se la società è in passivo o in attivo.
Stato patrimoniale. Tale documento contiene tutto il patrimonio della società, compresi gli immobili, gli ammortamenti, gli investimenti, i crediti etc.
Rendiconto finanziario. Il documento descrive in maniera approfondita i flussi delle risorse.
Movimenti di cassa. Questo documento è molto utile per individuare le eventuali difficoltà sul fronte finanziario.
Questi documenti sono sufficienti al trader per decretare se la società è meritevole di investimento.
In realtà esiste un modo di investire in azioni che prevede un’analisi fondamentale radicalmente diversa e che si avvicina di più al Forex Trading. Quel modo consiste nell’utilizzo degli indici, quindi si parla di trading con gli indici.
Gli indici sono elaborazioni statistiche frutto di un’analisi su un paniere di titoli azionari omogenei. Giocoforza, per essere tradati necessitano di prodotti di derivazione. Per l’appunto, CFD, Futures, Opzioni binarie. L’analisi fondamentale qui si gioca a un livello più alto, non a quello delle singole società ma a quello del segmento. Di conseguenza, vanno considerati dati di natura diversa, più collettivi, come la produzione industriali. Si profila quindi un ritorno al calendario economico. Va detto che il trading con gli indici è, in linea di massima, più semplice di quello azionario se guardiamo all’analisi, ma più complicato se guardiamo alle esigenze di controllo. Una cosa è tenere “a bada” un titolo azionario per volta, altra cosa è controllare un indice, che è come abbiamo detto è frutto di un paniere.