L’euro dollaro è la coppia di valute più tradata in assoluto, un asset di riferimento per molti trader. Come la stragrande maggiorana degli asset, è stata investita in pieno dall’emergenza Coronavirus, che si è trasformata presto in emergenza economica. D’altronde, non si era mai visto, non nella storia degli ultimi 80 anni almeno, interi stati, o addirittura continenti, sospendere le proprie attività produttive.

In questo periodo di incertezza e di grave crisi, è logico chiedersi quali siano i destini dell’euro dollaro, come reagirà la coppia di fronte a questa turbolenza. Ovviamente nessuno ha la palla di vetro, e nemmeno un margine di confidenza sufficientemente stretto, ma qualche riflessione è comunque possibile avanzarla.

Ne parliamo in questo articolo, affrontando la questione nei suoi tre aspetti principali: sanitario, economico e monetario.

L’incognita sanitaria

Dall’emergenza sanitaria dipendono le emergenze economiche e finanziarie. Dipende tutto da come la pandemia si sviluppa e – si spera – si esaurisce. Adesso che misure di quarantena più o meno intense sono applicate da mezzo mondo, è impensabile una riapertura prima che il problema, come minimo, si attenui. I problemi, da questo punto di vista, sono almeno tre.

Primo, tutti navigano in acque sconosciute. Il virus è nuovo, le misure sì sono vecchie (sostanzialmente non sono diverse da quelle utilizzate nel Medioevo), ma è la prima volta che vengono applicate in un contesto moderno e globalizzato. L’unico riferimento è la Cina, che a quanto pare ha ridotto a zero i contagi interni. Non si sa, però, cosa possa accadere una volta allentata la quarantena. L’epidemia potrebbe esplodere nuovamente, prospettando un approccio “apri e chiudi” che certamente non farà bene all’economia e conferirà un’enorme instabilità ai sistemi.

Secondo, i vari stati stanno agendo in ordine sparso, producendo delle pesanti asimmetrie. La Cina ha applicato un lockdown durissimo, mettendo in campo tutti gli strumenti che la forma dittatoriale concede. Altri stati, come l’Italia, hanno optato per un lockdown quasi totale, mentre altri, come gli Stati Uniti, per una variante più soft. E’ lecito pensare che le risposte saranno diverse, e quindi che alcuni paesi ne usciranno prima degli altri, o più malconci di altri. Una situazione, questa, che aggiunge ulteriore incertezza, soprattutto per chiunque voglia avanzare previsioni di tipo economico.

Terzo, non solo si disconosce la data di fine emergenza per ciascun paese, ma nemmeno il periodo in cui il problema Coronavirus in generale verrà risolto. Sono tutti concordi nel credere che la soluzione definitiva si verificherà una volta acquisito un vaccino, o almeno una cura che eviti l’ospedalizzazione, ma i tempi sono lunghi e incerti. I ricercatori di mezzo mondo sono impegnati a sviluppare vaccini, ma quando arriveranno… Tra sei mesi, un anno? Un anno e mezzo? I tempi dovrebbero essere meno lunghi per ciò che concerne le terapie, dal momento che si stanno sperimentano vecchi e nuovi farmaci. Siamo comunque nel campo dell’emergenza piena.

L’incognita economica

Anche la tenuta economica dei paesi è a rischio. Di certo si sa che la crescita del PIL a livello planetario subirà una battuta d’arresto o almeno un rallentamento, ma non è dato sapere in che misura. Anche in questo caso, ci sono almeno tre aspetti da considerare

Alcune economie sono meglio attrezzate di altre per assorbire gli shock. I motivi sono più disparati, anche se riguardano quasi tutti le politiche di bilancio. Alcuni stati hanno margine per spendere, altri meno. E che ci sia bisogno di spendere, e come mai fino ad ora, è praticamente certo. Un esempio di tenuta asimmetrica è fornito dall’Unione Europea: l’Italia è praticamente con l’acqua alla gola, la Germania e altri paesi del nord molto meno. Tra l’altro, questa asimmetria, questa eterogeneità di bisogni e di interessi sta causando parecchie frizioni politiche.

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Le economie sono legate da un rapporto di stretta interdipendenza. Anche qualora una economia, proprio per il suo margine fiscale e monetario, si dimostrasse più capace di sostenere lo shock, potrebbe comunque non riuscire a raggiungere i suoi obiettivi minimi, e ripartire nei tempi previsti. Ciò si verifica perché, a ben vedere, le filiere sono integrate. Per realizzare un automobile, infatti, si acquista un componente da questo paese, un altro componente da quest’altro paese e via discorrendo.

La forza della catena è dato dall’elemento più debole. Questa è la conclusione dei ragionamenti precedenti. L’idea che si sta affacciando è che nessuno possa uscirne da solo, proprio perché le economie sono integrate. A meno di non cambiare paradigma produttivo. Si fa presto a dirsi, anche perché sarebbe un cambiamento epocale, una sorta di rivoluzione, uno stop più o meno definitivo al percorso di globalizzazione.

L’incognita monetaria

Anche dal punto di vista monetario c’è molto da dire. Di certo le banche centrali non sono rimaste con le mani in mano. Nemmeno la BCE si è dimostrata timida, a parte qualche certezza iniziale. La maggiore potenza di fuoco, ovviamente, va attribuita alla BCE e alla Fed.

La Federal Reserve ha messo in campo degli strumenti mai visti, sia per qualità che per potenza. In primis ha varato un super Quantitative Easing da 1500 miliardi solo nel 2020, replicando e anzi superando gli sforzi per contrastare la crisi del 2008. In secondo luogo ha deciso di finanziare direttamente le imprese (sempre attraverso le banche) con l’emissione di denaro in forma illimitata (si pensa comunque che la misura costerà qualche centinaio di miliardi).

Per quanto riguarda la BCE, le misure varate sono per adesso due. L’ampliamento dell’attuale Quantitative Easing da 120 miliardi a 250, e il varo di un nuovo programma di acquisto per 750 miliardi. Cifre mai viste in Europa. Secondo alcune stime, all’Italia dovrebbero andare qualcosa come 220 miliardi. Ovviamente, il circuito è quello dell’acquisto dei titoli di debito nel mercato primario. Si sta discutendo dei Coronabond, ovvero di titoli di Stato emessi direttamente dall’Unione Europea, una variante “finalizzata” dei tanto chiacchierati Eurobond. Si sta discutendo anche di un accesso al MES incondizionato (ovvero senza l’arrivo della troika). Da questo punto di vista, però, il percorso appare in salita in quanto stanno emergendo profonde differenze di vedute tra i vari stati europei.

C’è da considerare, poi, che l’immissione di così tanto denaro potrebbe causare degli squilibri. C’è chi pensa a un aumento dell’inflazione, nella migliore delle ipotesi. In ogni caso, dato le dinamiche dell’attuale sistema economico, non si può fare altrimenti: serve liquidità, e serve in fretta, per scongiurare la chiusura definitiva di imprese, fabbriche, industrie e interi comparti.

Un consiglio per chi fa trading

Dunque, cosa aspettarsi circa l’euro dollaro? Occorre immaginare i prossimi mesi come il teatro dell’interazione tra più fattori. Da un lato, quelli che spingono al ribasso o al rialzo l’euro; dall’altro, quelli che spingono al rialzo e al ribasso il dollaro.

Per esempio, una completa e quasi immediata ripresa delle attività produttive in Europa rispetto al resto del mondo, potrebbe premiare l’euro sul dollaro. Allo stesso modo, un precoce rientro dalle misure espansive degli Stati Uniti potrebbe premiare il dollaro sull’euro.

C’è da dire che la situazione in Europa è più complessa rispetto agli Stati Uniti. Di contro, negli Stati Uniti ad essere più complessa è la situazione sanitaria, dal momento che la sanità negli States è privata. Certo, il governo ha promesso assistenza, ma la struttura del sistema sanitario potrebbe non essere pronta a un approccio di tipo universalistico. Le voci sui tamponi a 3.000 dollari sono parzialmente false, ma è ovvio che la partita si gioca non solo sulla diagnostica, ma anche sulla capacità di mettere in atto terapie come minimo contenitive (come sta accadendo in Europa).

Ad oggi, è impossibile fare delle previsioni. Anche perché l’euro dollaro si sta comportando come qualsiasi altro asset, per ora. Ovvero, è estremamente sensibile agli umori degli investitori e alle notizie, di qualsiasi tipo, che vengono dall’esterno. Insomma, la coppia è estremamente volatile. E’ sufficiente dare un’occhiata al grafico degli ultimi mesi per capirlo. Il 20 febbraio, allo scoppio dell’emergenza in Italia, l’euro dollaro è sceso a 1,08, per poi risalire dopo le parole confortanti della Lagarde a 1,13. Quando sono state intraprese misure di lockdown è crollato a 1,07. Insomma le oscillazioni sono pesanti.

Come può un trader difendersi in questo clima di pesante e inedita incertezza? Il consiglio è di agire con prudenza, magari prendendo in considerazione il lungo periodo, in modo da attutire l’impatto della volatilità. Il consiglio, poi, è di seguire le vicende economiche e sanitarie in maniera pedissequa, cercando allo stesso tempo di ignorare il rumore di fondo. Se individuare un trend è in questa fase impossibile (semplicemente perché non c’è un trend) è comunque possibile evitare di finire sotto la linea di galleggiamento. Ora più che mai servono sangue freddo e capacità di interpretazione, e non solo dei fenomeni economici e finanziari.