Il concetto di previsione, o per meglio dire “predizione”, può essere considerata la pietra filosofale del Forex Trading in particolare e di tutte le attività di investimento in generale. Riuscire a prevedere il mercato,  e a intuire i prezzi nell’immediato futuro, rappresenterebbe l’arma definitiva di ogni trader. A un’analisi superficiale, e considerando che effettivamente alcuni trader sono in grado di arricchirsi in maniera pressoché inesorabile, si potrebbe affermare che una qualche forma di predizione sia possibile. Difficile da mettere in pratica, forse, ma pur sempre possibile.

La verità, purtroppo, è più complicata di così. Inoltre, arride ai trader meno di quanto si possa pensare (o sperare). In questo articolo parleremo approfonditamente del rapporto tra il Forex Trading e il concetto di previsione/predizione, sgombrano il campo dai falsi pregiudizi e offrendo qualche consiglio laddove sia realmente possibile darli.

La questione della predizione

Partiamo direttamente con la risposta al quesito iniziale. Il mercato si può prevedere? Ebbene, se per prevedere il mercato si intende l’acquisizione di informazioni realistiche e veritiere circa i prezzi futuri, la risposta è negativa. Non è in alcun modo possibile predire i prezzi con questo livello di precisione. Questo è un punto sul quale occorre essere chiari, anche perché è sul falso presupposto della predizioni che nuovi aspiranti trader si fanno avanti ogni giorno, rimanendo profondamente scottati e subendo conseguenze drammatiche. In parole povere, il rischio è di falsare o compromettere l’efficacia della propria attività di trading e perdere in questo modo il proprio denaro.

Prevedere con assoluta precisione il mercato, sia esso valutario piuttosto che azionario, obbligazionario etc. è impossibile per tutta una serie di motivi. Di seguito elenchiamo quelli più importanti e ostativi.

I player sono numerosissimi. Il mercato, qualunque mercato, è popolato da un numero incredibilmente elevato di investitori. Questa pletore, oltre che per la sua numerosità, si distingue anche per una marcata eterogeneità. Gli investitori possono essere piccoli e grandi, retail o istituzionali, con molto capitale a disposizione o con poco capitale a disposizione. Tale eterogeneità si riverbera anche sulle finalità, che sono le più diverse. Per esempio, gli investitori istituzionali sono interessati all’equilibrio dei prezzi, gli investitori che rappresentano gli interessi delle multinazionali puntano alla protezione dal rischio di cambio, i retail puntano semplicemente al profitto. Queste caratteristiche di numerosità ed eterogeneità conferiscono al mercato valutario (e non solo) una marcata imprevedibilità.

I fattori che influenzano il mercato sono tanti. In linea teorica, come anche in un mondo ideale, i prezzi sono determinati solo dalla quantità, dal volume e dal carattere degli scambi. Il mondo reale, però, è infinitamente più complesso di così. La verità è che i fattori in gioco sono numerosi, alcuni dei quali operano tra di loro in un rapporto di indipendenza. Altri, invece, non riguardano nemmeno il mercato direttamente. Per esempio, la politica. Essa influenza i mercati in maniera significativa, come anche la geopolitica e gli eventi che si sviluppano nel contesto internazionale. Tutto ciò conferisce, nuovamente, imprevedibilità al mercato.

L’irrazionalità o l’emotività è una componente fondamentale. L’immaginario collettivo vede il trader come un individuo freddo, calcolatore, in grado di operare sempre con la massima efficienza. E invece è un uomo come tutti gli altri, che può essere vittima della pressione emotiva. Questa dinamica, per inciso, coinvolge anche i gruppi, dunque anche gli investitori istituzionali, seppur con caratteristiche diverse. Ad ogni modo, è una verità incontrovertibile che l’irrazionalità rappresenti un convitato di pietra negli scambi. D’altronde espressioni come “panico in borsa” sono note anche ai profani e riguardano, in verità, anche il mercato valutario.

Cosa si può prevedere nel Forex Trading

Dunque, l’argomento previsione deve essere accantonato? In verità, no. Almeno, non completamente. Se i prezzi rimangono un tabù, altri elementi non lo sono affatto. A patto di abbandonare il concetto di “precisione”, come quello di infallibilità. Se si pone come condizione la presenza di margini di errore anche ampi, la questione delle previsioni può avere un suo sbocco, un suo ruolo nell’attività di trading. Anche se, a ben vedere, in questo caso si potrebbe non parlare di previsione, quanto piuttosto di calcolo statistico. Ma tant’è, si può sempre affrontare l’argomento a prescindere dalle sue tante sfumature.

Dunque, cosa si può prevedere con ampi margini di errore? In realtà, un bel po’ di cose. Per giunta non siamo nel campo del potere, ma del dovere. Mettere in pratica attività che consentano una previsione del mercato (da questo punto di vista e solo da questo) è la conditio sine qua non per una pratica del Forex Trading che sia realmente efficacia e foriera di guadagna. Tra l’altro, certo con qualche punto di divergenze, tutto ciò riguarda l’investimento speculativo in generale, quindi i mercati azionari, obbligazionari, delle materie prime etc.

La direzione del trend. Ebbene sì, la direzione del trend può essere prevista. Ovviamente, con tutti i se e i ma del caso. Ovvero, con un margine di errore molto ampio, come si addice a un’analisi statistica piuttosto che a una previsione da “palla di vetro”. Tra l’altro, conoscere la direzione del trend è molto utile perché essa rappresenta una informazione in grado di orientare in maniera specifica ed efficace l’azione di trading. Ovviamente, non è semplice. In primo luogo per il carattere spesso caotiche, e comunque eterogeneo, del mercato. In secondo luogo perché è necessario porre in essere pratiche complesse, di natura statistica appunto.

I livelli in cui i prezzi rimbalzano o acquisiscono forza. Questi livelli, come tutti i trader sanno, sono chiamati “pivot point”. Più prosaicamente, livelli di supporto e di resistenza. Esistono infatti delle soglie di prezzo che agiscono come se fosse dei “trigger” per gli investitori e per il mercato in generale, sia per questioni tecniche che per questioni emotive e psicologiche. In linea di massima, quando un prezzo supera un pivot point, ci si attende un rafforzamento del trend. Quando invece “rimbalza” si attende una inversione del trend. Anche in questo caso, individuare supporti e resistenze è complicato (anche perché ce ne sono più d’uno).

Prezzi di massima. Ebbene sì, la questione dei prezzi non è del tutto estranea al concetto di previsione. Ovviamente, si parla di prezzi di massima, con un margine di errore enorme. La questione potrebbe essere addirittura irrilevante, e sicuramente è meno importante di quella relativa alla direzione del trend nel medio e breve periodo e all’acquisizione dei pivot point. Anche perché il dato, da un punto di vista ia strategico che operativo, non è poi così utile e ha un impiego molto limitato.

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Come “prevedere” il mercato

Come prevedere tutti questi elementi? Prima di rispondere a questa domanda è necessario chiarire un punto. E’ molto complicato. Tale predizione che, ripetiamo, ha una natura prettamente statistica, va conquistata a suon di analisi, interpretazioni etc. Sono necessarie competenze e una certa esperienza.

Ad ogni modo, lo strumento d’elezione è l’analisi tecnica. Essa consiste nello studio approfondito dei grafici allo scopo di comprendere i movimenti dei prezzi. Si basa su alcuni modelli statistici, i quali dovrebbero suggerire una certa periodicità delle dinamiche, appunto, di prezzo. Chi pratica l’analisi tecnica in maniera completa lo fa per mezzo di alcune risorse, chiamata indicatori e oscillatori, che elaborano di dati provenienti dal grafico e restituiscono, previa interpretazione, segnali specifici. L’analisi tecnica è relativamente semplice da praticare a un livello base ma incredibilmente complicata a un livello avanzato.

Un altro strumento, o per meglio dire pratica, che consente una comprensione del mercato e determina la possibilità di comprendere i movimenti futuro consiste nell’analisi fondamentale. Qui l’oggetto di studio non è il mercato bensì quanto, di importante, si pone al di fuori del mercato. L’oggetto di studio è in primis l’ambiente economico, ma anche quello politico e in geopolitico. Il motivo risiede nella capacità di elementi presenti in questi contesti di impattare sui prezzi. Le performance dell’economia rappresentano un fattore importante, come anche le vicende politiche (che incidono sulle performance economiche e sulla normativa circa gli investimenti).

L’analisi fondamentale si pratica studiando i market mover, ovvero gli eventi impattanti, prevedendo il loro esito e intuendo l’influenza che avranno sui prezzi. Sono necessari spirito critico, capacità di interpretazione, esperienza.

Per quanto la presenza di calcoli e numeri sia in questo caso più rarefatta, l’analisi fondamentale è più complessa dell’analisi tecnica. Insomma, praticare una buona analisi fondamentale è parecchio difficile, proprio perché l’apporto della matematica è praticamente nullo e quello della statistica è molto ridotto.

Infine, va menzionata l’analisi del sentiment. Il concetto di sentiment è molto interessante, e comprende elementi quali il livello di fiducia degli investitori e dei principali player, le opinioni condivise, le dinamiche della tenuta psicologiche, specie nei momenti di stress. Studiare il sentiment vuol dire mettersi al riparo dalle ondate di irrazionalità e panico e riuscire a capire, grosso modo, quando sussistano le condizioni per l’avverarsi di periodi di volatilità mossi principalmente dalla componente emotiva. Più che complessa, l’analisi del sentiment è laboriosa, proprio perché le questioni emotive vanno lette studiando le comunicazioni tra gli investitori e queste hanno luogo in una pluralità di contesti e piattaforme.

Analisi tecnica, fondamentale, del sentiment. Qual è la più importante? Qual è la più irrinunciabile? Porsi queste domande è sbagliato. Molto banalmente, vanno messe in pratica tutte e tre e, anzi, vanno integrate l’una con l’altra.