Uno dei concetti che chi fa Forex Trading è chiamato a conoscere alla perfezione è la volatilità. Può essere infatti una risorsa, ma anche una minaccia, un elemento auspicato come un momento foriero di catastrofi. E’ bene, nello specifico, sapere cosa sia in realtà la volatilità e quando essa gioca un ruolo da protagonista. Insomma… Quando il mercato è più volatile?
La volatilità nel Forex
In senso lato, un mercato si dice volatile quando i prezzi variano in misura notevole nel corso del tempo. Per esempio, si dice che l’0ro è volatile quando il suo prezzo sale e scende in maniera frenetica.
La volatilità è ovviamente misurabile. Convenzionalmente, si chiama in causa la statistica, e nello specifico la deviazione standard. Questo strumento consente di misurare in maniera oggettiva la volatilità, quindi la variabilità dei prezzi.
Il calcolo è piuttosto complicato, ma per fortuna a realizzarlo è in genere la piattaforma. L’unico compito del trader, che comunque non è da poco, è decidere l’orizzonte temporale, ossia il time frame e il periodo da prendere in considerazione. Nel calcolo della deviazione standard, quindi della volatilità, ogni quanto i prezzi devono essere rilevati? Quante rilevazioni di prezzo occorre prendere in considerazione? Il trader deve rispondere a questa domanda in base al suo stile di trading e alla sua strategia.
La volatilità può essere un elemento positivo ma anche un elemento negativo. A dire il vero, è positivo solo per gli investitori più esperti, in grado di sfruttare le variazioni di prezzo rapide. Per tutti gli altri, un prezzo “impazzito” non fa altro che generare confusione, falsi segnali e mandare in fallimento la propria strategia.
Gli eventi che causano la volatilità nel trading
La volatilità è prevedibile? Entro certi limiti, sì. I trader sanno, o dovrebbero sapere, che alcuni eventi per definizione generano volatilità. Se questi eventi si svolgono con una cadenza regolare, allora non si deve fare altro che evitare di tradare nelle loro vicinanze. Oppure, se si è abbastanza esperti da prevedere l’esito degli eventi, è possibile cercare di cavalcare l’onda.
Gli eventi “non attesi” che più di ogni altro generano volatilità sono le crisi politiche, i crolli di borsa, gli scandali, le catastrofi naturale, le fughe di notizie con un qualche risvolto economico. Per esempio, se un premier dà le dimissioni, è probabile che si verifichi una grande volatilità.
Tra gli eventi attesi, invece, troviamo al primo posto le conferenze delle banche centrali, molto importanti in quanto teatro degli annunci di politica monetaria. La modifica del costo del denaro, le decisioni su eventuali programmi di acquisti di titoli, le previsioni economiche… Sono tutti eventi in grado di muovere il mercato, in certi casi di scuoterlo fin dalle sue fondamenta.
In quest’ultimo caso è possibile sfruttare il momento. Lanciarsi in una previsione e tradare di conseguenza, giovandosi degli ampi movimenti di prezzo. Ma ecco il paradosso: per prevedere è bene informarsi e prendere a riferimento le stime degli analisti. Tuttavia, se le stime sono condivise, il mercato sconta il largo anticipo l’evento ancora prima che questo si verifichi, quindi gli episodi di volatilità diminuiscono.