Chi fa Forex Trading vive di analisi tecnica. E’ una disciplina fondamentale, una piccola luce in mezzo al buio imposto dalla (apparente) imprevedibilità del mercato. E’ l’insieme di tecniche che consente di capire dove il mercato sta andando e di prevedere, certo con un po’ di fortuna, l’andamento dei prezzi. L’analisi tecnica si avvale di strumenti, che possono essere più o meno complessi: indicatori elaborati sulla base di raffinati modelli statistici, medie mobili a più velocità e…. Pivot Point. Proprio questi rappresentano la via di mezzo tra la complessità e la facilità di utilizzo, in un contesto nel quale l’efficacia occupa un ruolo prioritario. Ecco una breve guida sui Pivot Point che risponde alle seguenti domande: cosa sono in realtà? Come si calcolano? Come si utilizzano?

Cosa sono i Pivot Point

Pivot Point è un termine inglese che in italiano suona come “punti perno”. Questa espressione è ovviamente infrequente persino tra i trader italiani ma può essere presa in considerazione per spiegare la loro funzione. I Pivot Point, proprio come dei perni, sono dei livelli di prezzo “attorno” ai quali accade qualcosa di particolare; attorno ai quali, nello specifico, il mercato reagisce in modo più intenso. Quando i prezzi raggiungono i Pivot Point il mercato si anima, rivelando le sue vere intenzioni, che in questo caso vuol dire “rivelare il trend“.

In realtà, i Pivot Point non sono altro che livelli di supporto e di resistenza, termini con i quali anche i trader meno esperti nutrono una certa familiarità. Rispetto ai supporti e alle resistenze comunemente utilizzati, però, i Pivot Point sono più complessi, nonché frutto di calcoli che prendono in considerazione un maggior numero di elementi. I supporti e le resistenze come sono intesi da tutti, in realtà, sono una versione iper-semplificata dei Pivot Point. Non sono altro che minimi e massimi, in genere settimanali.

Ora, una domanda sorge spontanea? E’ bene utilizzare i supporti e resistenze provenienti da minimi e dai massimi, oppure i Pivot Points? A livello operativo poco cambia, nel senso che per utilizzare gli uni e gli altri si utilizzano le medesime tecniche. E’ una questione, però, che ha a che vedere con la precisione e l’efficacia.

Ebbene, i Pivot Point sono molto più precisi. Ciò è vero, ovviamente, perché come detto in precedenza sono frutto di calcoli che elaborano elementi di natura diversa. Di contro, i supporti/resistenze derivanti dai minimi sono più semplici da individuare, quindi immediatamente fruibili. Basta un colpo d’occhio, a volte.

Dipende, quindi, dalla profondità che il trader vuole conferire alla propria attività di investimento, nonché all’approccio che adotta nei confronti dell’analisi tecnica. Se la sua analisi tecnica è basata su indicatori che, per esempio, basano il rilascio dei segnali sullo studio statistico dei volumi, sono sufficienti i supporti/resistenti derivanti dai minimi, dal momento che il suo approccio non prevede, per l’appunto, i supporti e le resistenze come piatto forte del menù.

Come si calcolano i Punti Pivot

Un’altra differenza tra i Punti Pivot e i supporti/resistenti “ex” minimi/massimi è rappresentato dalla quantità. I Punti Pivot, infatti, sono addirittura sei. E’ bene, quindi, presentarli e spiegare come vengono calcolati. Una piccola nota confortante: nessun trader è costretto a calcolarsi al mano, vengono gentilmente offerti dalle piattaforme. Fa sempre bene, però, per comprenderne l’efficacia, sapere come vengono ricavati.

Prima di trascrivere le formula è necessario inserire una piccola legenda.

H= Prezzo Massimo.

L = Prezzo Minimo.

C = Prezzo di Chiusura.

AP = Prezzo Medio, che a sua volta si calcola dividendo per tre la somma del massimo, del minimo e della chiusura.

Ecco le formule.

Primo Supporto S1 = (2 x AP) – H

Prima Resistenza R1 = (2 x AP) – L

Plus Post

Secondo Supporto S2 = AP – (R1 – S1)

Seconda Resistenza R2 = (AP – S1) + R1

Terzo Supporto S3 = S2 – (Massimo – Minimo)

Terza Resistenza R3 = R2 + (Massimo – Minimo).

Come si utilizzano i Pivot Point

I Pivot Point hanno vari utilizzi. Per giunta, variano in base allo stile di trading, che può essere veloce, intraday, swing e così via Due utilizzi, però, sono buoni per tutte le stagioni e per tutti gli approcci.

Il primo è di tipo “conoscitivo”, se così si può chiamare. In questo caso, i Pivot Point vengono impiegati per scoprire in che fase si trova il mercato.

Per esempio, se il prezzo si trova tra il primo e il secondo supporto, il mercato è in congestione e si sta probabilmente muovendo in laterale. Il motivo di ciò è semplice: il primo e il secondo supporto sono in genere molto vicini.

Inoltre, se il prezzo rompe la seconda resistenza o il secondo supporto, allora vuol dire che il mercato è in trend. Nel primo caso siamo di fronte a un trend rialzista. Nel secondo caso, a un trend ribassista.

Il secondo utilizzo è di tipo operativo, in quanto consente al trend di capire quando è meglio vendere e quando è meglio acquistare. In genere, è bene aprire posizioni long quando viene superata la prima resistenza, oppure quando viene superato il primo supporto. Nel primo caso il target sarà la seconda resistenza, nel secondo caso il target sarà il prezzo medio (identificato come AP).

E’ bene invece aprire una posizione short in caso di rottura del primo supporto, se l’obiettivo è il secondo supporto, oppure in caso di rottura della prima resistenza, se l’obiettivo è il prezzo medio (sempre lui, AP).

I Punti Pivot vengono utilizzati anche per individuare i livelli più adatti a fungere da Stop Loss e Take Profit. In genere, un buono Stop Loss va piazzato in corrispondenza di un supporto se la posizione è long, e in corrispondenza di una resistenza se la posizione è short. Tutto il contrario per il take profit.

I Pivot Point in base agli stili di trading

Abbiamo parlato di Stop Loss e Take Profit, ma senza chiarire la natura dei supporti e delle resistenze. Primi, secondi, terzi? In verità, dipende dall’approccio, dallo stile di trading. Ossia, dall’orizzonte temporale entro il quale si opera. Ciò non stupisce, se si considera che il primo supporto e la prima resistenza sono vicini, il secondo supporto e la seconda resistenza sono lontani, il terzo supporto e la seconda resistenza sono molto lontani.

In estrema sintesi, se il trader si cimenta nell’intraday, o addirittura nello scalping, non può che usare il primo supporto e la prima resistenza. A meno che non si verificano eventi “esterni” in grado di sconvolgere il mercato (ma in questo caso si entra nel territorio dell’analisi fondamentale) è davvero difficile che, partendo da un prezzo X, si raggiungano i secondi Punti Pivot. In realtà, poi, lo scalping merita un discorso a parte, dal momento che le sue dinamiche sono sui generis, ma tant’è: anche in questo caso possono essere utilizzati i Punti Pivot.

Se l’approccio è di più ampio respiro, e si parla di swing trading, allora è bene impiegare il secondo supporto e la seconda resistenza. Se si mantiene la posizione aperta per qualche settimana, o addirittura qualche mese, è possibile che il prezzo oltrepassi il range primo supporto – prima resistenza, quindi è bene circoscrivere il trading ai secondi Punti Pivot.