Questo 2021 sta per essere segnato da una crisi energetica come non se ne vedevano da decenni. La situazione è più grave del previsto, e sta peggiorando di settimana in settimana. Soprattutto, non se ne vede la fine, e le istituzioni – anche a livello sovranazionale – faticano a trovare soluzione.
L’impatto sulla vita delle persone comuni e delle imprese è sostanzialmente certo. Tuttavia, vale la pena ragionare anche circa l’impatto che la crisi energetica eserciterà sul mondo degli investimenti. D’altronde, la manifestazione più superficiale del fenomeno è proprio l’aumento di prezzi di alcuni beni.
Dunque, ecco un articolo che, dopo aver fatto il fatto il punto sulla crisi energetica, cerca di comprendere l’impatto sul Forex.
Le cause della crisi energetica
La crisi energetica si sta manifestando, per ora, con un rincaro pesante delle bollette della luce e del gas, nonché con “un principio di aumento” del costo della benzina. L’inflazione nel suo complesso sta procedendo verso livelli rari, ma non preoccupanti. Molti analisti però pensano che sia solo questione di tempo. Di certo, un fenomeno pericoloso e in grado di minare il tenore di vita di persone comuni e imprese, di ridurne il potere di acquisto.
Cosa sta accadendo? Soprattutto… Perché?
I fattori sono numerosi. Di norma, l’attuale crisi energetica viene ricondotta a tre eventi.
- L’aumento esponenziale della domanda. Molti paesi emergenti stanno trasportando fasce di popolazione sempre più ampie oltre la soglia di povertà, e lo stesso stanno facendo economie già consolidate, ma che soffrivano di una urbanizzazione irregolare. Tutto ciò si traduce in una domanda spropositata di beni e servizi, che per essere erogati hanno bisogno di energia. A trainare il fenomeno è la Cina, che sta urbanizzando aree rurali a un ritmo abnorme. Dunque, la domanda sta surclassando l’offerta.
- Il difficile approvvigionamento delle materie prime. Alcune materie prime sono semplicemente difficili da reperire, almeno rispetto al fabbisogno attuale e a quello in prospettiva. Il riferimento è alla crisi dei microchip, che sta rallentando le attività produttive, cagionando problemi anche nelle fasi più precoci della filiera.
- La scarsità di investimenti pubblici. A fronte di questi problemi, ampiamente previsti e anzi in corso d’opera da tempo (ma con virulenza minore) le istituzioni non hanno risposto con investimenti pubblici atti a scongiurare la penuria di offerta. I tentativi di correre ai ripari che si susseguono in queste settimane potrebbero risultare vani.
L’impatto sul Forex
Tutto ciò avrà un chiaro impatto sull’economia, a partire da una difficoltà nella produzione di beni e nell’erogazione dei servizi, nonché nella logistica. Di nuovo, lo spettro dell’inflazione elevata e insostenibile è in agguato in tutto il mondo.
Quale sarà però l’impatto sul Forex? Di norma, l’inflazione porta a una svalutazione della valuta. Affinché però ciò risulti visibile nei cambi, è necessaria una certa asimmetria: le spinte inflattive delle valute devono essere differenti. Ebbene, in base al diverso accesso alle materie prime, e quindi al grado di sofferenza che le economie vivono, le valute potrebbero andare incontro a una svalutazione più o meno pesante.
Impossibile ignorare, da questo punto di vista, l’immenso scarto tra le economie occidentali che importano energie e altre economie che invece la esportano. La sofferenza per l’euro, il dollaro, la sterlina etc. potrebbe essere rilevante.
Queste spinte potrebbero non essere compensate dalle politiche monetarie. In primis, perché gli strumenti in campo sono utili, ma non necessariamente efficaci. Secondariamente, perché molte economie stanno uscendo da una crisi economica lunga e grave, e politiche monetarie restrittive sarebbero controproducenti.
C’è poi una ipotesi, uno scenario positivo ma che ancora appare possibile: una risoluzione della crisi in tempi brevi, prima che l’impatto sulle economie sia grave e che l’impatto sui rapporti tra le valute sia concretamente rilevabile.
Gli eventi di queste settimane (fine ottobre 2021) non lasciano presagire nulla di buono, ma comunque va considerato come un segnale positivo la volontà – espressa almeno a parola – degli stati a collaborare, a trovare una soluzione insieme. Un multilateralismo che, negli anni dell’ultima grave crisi dell’offerta energetica, non c’era o era poco sviluppato.
Nuove opportunità di investimento
In questo contesto, qualche investitore sta cercando di “surfare”, ovvero di approfittare della crisi per generare guadagni, piuttosto che stare alla finestra per vedere come e quando muoversi. Questi investitori puntano proprio a investire sulle materie prime, che stanno vivendo un trend rialzista peculiare, spinto ora da dinamiche tecniche ora da dinamiche psicologiche e di mercato. Di certo, un asset che aumenta in maniera costante pone in essere delle buone opportunità di investimento.
Va detto, però, che questi asset sono oggetto di attenzioni estreme da parte delle istituzioni, e certo stanno sovraperformando. A ben vedere, i prezzi potrebbero subire una pressione per il ritorno alla normalità, e in quel caso il calo sarebbe repentino, dunque drammatico per chi “scommette” sul rialzo. Gli speculatori migliori sanno quando è il momento di uscire dal mercato, ma chi si improvvisa, in genere, rimane con il classico pugno di mosche in mano.