Il petrolio è molto più di una materia prima, allorché fondamentale per le attività produttive e per i trasporti. E’ uno strumento di investimento. Soprattutto sottoforma di sottostante, dunque attraverso strumenti derivati, viene acquistato e venduto per fare profitti. Ma c’è dell’altro: il prezzo del petrolio viene utilizzato per analizzare asset che, almeno a primo acchito, non hanno nulla a che vedere con l’oro nero. Per esempio, le valute.
La correlazione tra petrolio e Forex, e soprattutto tra petrolio ed euro-dollaro, è testimoniata da elementi tecnici, da dinamiche economiche, dalla statistica e, ovviamente, dall’esperienza dei trader. Ne parliamo in questo articolo.
La correlazione Petrolio Dollaro
Prima di affrontare la questione della correlazione tra petrolio ed euro dollaro è necessario parlare della correlazione tra petrolio e dollaro. Si tratta di una correlazione fortissima, che getta le sue radici nelle modalità stesse con cui si acquista e si vende il petrolio. Infatti, a prescindere dalle tipologie di petrolio, ovvero di greggio (WTI e Brent), l’oro nero è quotato in dollari.
Dunque, è ovvio: quando il petrolio si rafforza, il dollaro si indebolisce. Quando il petrolio di indebolisce, il dollaro si rafforza. Infatti, nel primo caso con lo stesso quantitativo di dollari è possibile acquistare meno barili di petrolio; nel secondo caso sempre con la stessa quantità di dollaro si può acquistare un numero maggiore di barili.
Si tratta dunque di quello che in matematica è noto come rapporto di proporzionalità inversa.
Ma la correlazione non è circoscritta al rapporto tra petrolio e dollaro. Se fosse solo una questione di strumenti di pagamento, non si dovrebbero apprezzare conseguenze nelle altre valute. Invece le conseguenze ci sono e sono pure visibili.
La correlazione Euro Dollaro
Quando il prezzo del petrolio si muove, si muove anche l’euro dollaro. Dunque, si segnalano effetti anche sull’euro. Sia chiaro, in questo caso la correlazione è un po’ meno forte, anche perché l’euro non funge da strumento di pagamento per il petrolio, non ufficialmente e non nei mercati finanziari almeno.
Ad ogni modo, se con il dollaro si assiste a un correlazione diretta, con l’euro dollaro si assiste a una correlazione indiretta. L’euro, dunque, si rafforza sul dollaro quando il prezzo del petrolio aumenta. Di contro, l’euro si indebolisce quando il prezzo del petrolio diminuisce. Questa è una dinamica chiara, e che si verifica con una certa puntualità.
Il motivo è in parte… Matematico e logico. Se il dollaro si muove inversamente al petrolio, quando il biglietto verde si trova al denominatore di un rapporto (come accade nell’euro-dollaro) anche la correlazione si capovolge. Da qui il rapporto di proporzionalità positiva.
A prescindere dalle spiegazioni, matematiche o meno che siano, è impossibile non prendere in considerazione l’impatto del prezzo del petrolio sulla coppia euro-dollaro. Dunque, se state investendo in questa coppia, non potete fare a meno di informarvi sulle vicende del petrolio, e di integrare le evidenze di questa commodity nella vostra attività di Forex Trading.
Il percorso del petrolio
Cosa sta accadendo al petrolio in questo periodo? Come stanno performando il WTI e il Brent? Ebbene, le loro prestazioni sono negative. Entrambi sono inserite in un percorso ribassista e fanno fatica a raggiungere la soglia di 60 dollari a barile. Certo, siamo lontani dalle performance drammatiche del 2015, quando l’oro nero raggiunge i 30 dollari, ma è ovvio che questi numeri, e soprattutto la direzione che hanno preso, generino un po’ di preoccupazione.
Il motivo della discesa del petrolio, come al solito, va rintracciato nella situazione dell’economia globale, in questo caso esacerbata dalle vicende politiche. Il mondo, quello occidentale (e non solo) sta entrando in una fase di incertezza, in cui alle evidenze del rallentamento economico si sommano i timori per una nuova recessione. E’ ovvio: in un sistema in cui la produzione cala, la domanda di petrolio diminuisce, e con essa anche il prezzo.
Le prospettive non sono buone. In primis, l’Europa sembra scivolare verso una stagnazione, trainata – questa volta in senso negativo! – dalla Germania, che si sta rendendo protagonista di performance drammatiche, soprattutto lato produzione. Secondariamente, e questo è il punto più importante, la guerra dei dazi non accenna a sfociare in un armistizio. Anzi, è notizia recente che tanto la Cina che gli Stati Uniti si siano imposti dei dazi a vicenda dal valore di parecchie decine di miliardi di dollari. Le conseguenze sul commercio mondiale non tarderanno ad arrivare, come prontamente sono arrivate durante le fasi precedenti dello scontro sino-americano. E con queste conseguenze, arriveranno nuovi venti di recessione, accompagnato probabilmente da un ulteriore calo del petrolio.