Ciao, ci racconti chi sei e cosa fai?

Ciao, il mio nome è Bruno. Senza entrare troppo nei dettagli personali posso dire che sono uno dei tanti che fa trading. Anzi, come dico io sono un investitore forse un po’ più sofisticato. Mi sono affacciato a questo mondo a forza di perdere per colpa di altri.

Tutti gli investimenti che avevo fatto alla fine si erano risolti in alcuni casi anche con la perdita completa del capitale. Da lì è iniziata la mia lotta contro il mercato. Mi son detto: se proprio devo perdere tanto vale che li perdo io. Son capace pure io di perdere come quei bischeri cui avevo dato i miei risparmi, e meno male che erano professionisti!

Da allora ho capito una cosa: nessuno avrà a cuore il destino dei miei soldi più di quanto non possa averne io. Per cui opero in prima persona e se sbaglio posso solo prendermela con me stesso e basta.

Opero prevalentemente sui futures degli indici azionari. Dax, Nasdaq e soprattutto Fib e poi di rimorchio ogni qualvolta ci siano le condizioni anche sul cross EUR/USD. E’ molto meno rischioso operare sui futures piuttosto che sulle azioni. Questi in linea teorica non falliscono mai. Le azioni si! E Parmalat insegna che se fallisce una azione dell’indice alla fine l’indice e di conseguenza il future ne risente poco. La mela marcia viene tolta e sostituita con una buona e il futures continua la sua vita tranquillamente.

Questo è successo con Parmalat. Chiedete però a chi era in possesso delle azioni o delle obbligazioni cosa gli sia capitato. E io qui ne so qualcosa visto che il buon Tanzi ha fregato anche me.

Questo è uno dei motivi per cui trado prevalentemente i futures degli indici azionari anziché le azioni. Esistono ancora un paio di motivi che mi fanno propendere per questo tipo di investimento piuttosto che la singola azione. E’ come se investissi su un portafoglio ma controllando un solo strumento e non 40 titoli (nel caso del Fib, ossia il future sulle blue chips della borsa italiana). 1 contro 40! Sai che minor sbattimento!

Inoltre, con l’effetto leva puoi investire e operare meglio. Io comunque la leva la uso in modo molto limitato perché è un’arma a doppio taglio e quindi va gestita con cognizione di causa.

Dicci qualcosa su Private Trading? Da dov’è nata l’idea? Quali sono gli scopi del progetto?

A dire il vero PrivateTrading.it è nato per gioco. Vedevo che fiorivano siti dove promuovevano corsi di trading, segnali operativi, noleggio e vendita di indicatori e trading system.

Visto che so programmare discretamente mi son detto, dai lo faccio anche io. Ma sinceramente al sito dedico pochissimo tempo, non è un sito professionale, l’ho fatto io e ogni tanto ci gioco e mi diverto. Ci posto le cose che faccio e le cose che ho creato ma per adesso non sono andato oltre.

Mi hai chiesto lo scopo del progetto, bene, un motivo che mi ha spinto a creare il sito è che c’è in giro tanta spazzatura che mi son detto: ma se la vendono loro posso venderla anche io! Poi a pensarci su, le cose che funzionano non le vendi per 150 euro. Anzi non le vendi proprio perché te le crackano e il tuo lavoro va a farsi benedire.

Anni di ricerche e sviluppo che son costati migliaia di euro verrebbero buttati per prendere qualche abbonamento da 150 euro? No grazie. Se arriverò a fare qualcosa si vedrà… Beh ci sto pensando. In ogni caso, se dovesse succedere, mi proporrei per un servizio high end e non a low cost.

E ti spiego brevemente il perché. C’è una frase che ricorre spesso, “keep it simple”, tieni le cose semplici. Per quella che è la mia esperienza non puoi tenere le cose semplici nel trading, anzi è vero il contrario se vuoi avere degli indicatori efficienti. Ho detto efficienti e non performanti. Ti faccio un semplice esempio, se tu sai dire “the book is on the table” non sai l’inglese, sai solo una frase e sai che quando capiterà in un discorso inglese saprai riconoscere tale frase. Ecco, questo è quello che fanno praticamente tutti gli indicatori della serie “keep it simple”, quelli inseriti in tutte le piattaforme di trading, quelli che impari a conoscere per primi, e mettiamoci pure quelli famosi.

Quindi non c’è niente di anormale se poi questi indicatori falliscono. Poverini sanno solo leggere una “frase del mercato”. Ecco questa è la differenza con i miei indicatori, i miei parlano inglese! C’è un abisso. Il più piccolo ha centinaia di righe di codice e di istruzioni. Non 4 righe. Che cosa aggiungere? Penso sia chiara la differenza.

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Però qualcosa bolle in pentola e vedrò in un prossimo futuro cosa fare. Posso solo dire di dare un’occhiata di tanto in tanto al mio sito perché sarà solo lì che si troveranno notizie a riguardo.

Lo ricordo, www.privatetrading.it.

Cos’hanno di diverso i tuoi indicatori dagli altri? Qual è la loro caratteristica peculiare?

In parte ti ho già risposto nella domanda precedente. “Parlano inglese”.

Ben’inteso io non ho 100.000 indicatori, ne ho creati 6 o 7, e la cosa in comune che hanno è che ognuno è una strategia completa.

Ad esempio il mio indicatore RexSys che è stato il mio primo indicatore che è venuto alla luce nel lontano 1993, programmato su SuperChart, il fratellino piccolo di TradeStation. Frutto di uno sviluppo decennale è un indicatore essenzialmente “contro trend” ma completo di tutto e in teoria potrebbe lavorare anche in trend, perché “se non è zuppa è pan bagnato”. Lui è nato per operatività principale contro trend e i suoi segnali e tutta la strategia sono impostati per questa operatività ma volendo fare tutte le operazioni invece di stoppare il suo segnale lo reversi e ti trovi ad operare in trend. In tutti i miei indicatori c’è la “logica principale” e per esclusione c’è quella “secondaria”.

Negli indicatori Diador e TSI revolution invece sono comprese tutte le logiche operative. Il TSI Revolution è il mio Top Indicator, il mio gioiello informatico. Migliaia di righe di codice. Se vuoi parlare inglese devi conoscere “tante parole”, non ti basta sapere se sei in iper venduto o in iper comprato! Meditare gente. Il TSI è tutto un altro pianeta anche rispetto all’80% di quello che puoi trovare su internet di “professionale”, senza problemi posso dire che è una Formula Uno degli indicatori.

In che cosa consiste ScannerPT?

ScannerPT è l’ultima mia creazione. L’ho creato perché mi serviva un qualcosa di affidabile per scannerizzare il mercato, per cercare nelle migliaia di azioni quali presentano determinate caratteristiche. Sia ben inteso non ho inventato l’acqua calda, esistono già cose simili, la differenza sostanziale è che l’algoritmo è mio, e lavora su codice RexSys e Diador. Quindi niente pattern di prezzo come ce ne sono disponibili su internet anche gratuitamente. A dire il vero non mi sono accontentato di fare un “ricercatore di opportunità” ma poi l’ho evoluto fino a farlo diventare un trading system e volendo potrebbe girare completamente in automatico.

A proposito di automatismo, invito a non credere a tutto quello che si dice, “il futuro è il trading automatico”. Un paio di ciufoli. Per me al trading automatico ci arrivi dopo aver fatto tutto un percorso e hai capito molto di come funziona questo mondo e solo allora ti puoi affacciare ai TS.

La verità è ben diversa da quello che si vuol far credere. Non è assolutamente vero che basta schiacciare un pulsante e questo opera da solo e tu non ci pensi più. E’ una verità limitata. Emergono molti altri problemi e per risolverli ci vogliono inoltre TS con codici “avanzati” e non le 4 solite righe del keep it simple. Anche qui meditate gente!

Da cosa è composto il tuo portafoglio, e quali principi hai utilizzato per comporlo?

Oltre al trading giornaliero sui futures, che è la cosa principale, diversifico i miei investimenti tra cui opero anche sulle azioni creando essenzialmente 2 o 3 tipologie di portafoglio, ognuno con le sue finalità e la sua gestione.

Ho il portafoglio che deriva dallo ScannerPT, più dinamico con una rotazione dei titoli più veloce e poi ho un portafoglio che chiamo “o la va o la spacca” essenzialmente investo su titoli fallimentari, ovviamente cifre modeste, quello che puoi in teoria perdere visto che sono titoli ad alto rischio, appunto rischio fallimento.

Un conto è investire sui titoli che poi andranno a fallire, tipo come è successo con Parmalat, altro è invece andare a cercar appositamente questi titoli. Il rischio e l’operazione è calcolata e pianificata. Son due scenari molto differenti. E se vuoi sapere la verità è che per assurdo ci son più problemi con società apparentemente solide che non con quelle al limite del fallimento.

Fare operazioni da 100% o anche più è fattibile. Ripeto è tutto calcolato prima, non si va allo sbaraglio proprio per l’alto rischio insito in quello che si sta cercando.

A chi si rivolge la tua opera di divulgazione? E’ dedicata anche ai trader neofiti?

Ma, direi che se proprio mi dovessi rivolgere a qualcuno il mio lavoro è indirizzato più a chi ha già avuto esperienze e comunque ha già un background alle spalle, mica per altro, perché così capirebbe meglio la differenza tra cosa funziona e cosa no; capirebbe meglio certi aspetti del trading.

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Il novello mancando di questo background e delle esperienze negative, perché sono queste che ti fanno crescere e non quando guadagni, non capirebbe e soprattutto non apprezzerebbe la differenza.

Fare trading, o comunque investire, è molto semplice, non ci vuole un genio. Alla fine si tratta di fare una differenza, una sottrazione, niente più; la differenza tra l’apertura e la chiusura dell’operazione, tutto qui. Se hai un saldo positivo avrai guadagnato e se hai un saldo negativo avrai perso. Dove sta la difficoltà? Tutti sono capaci di questo calcolo e mal che vada usi la calcolatrice.

Il problema è un altro è che viene presentato come una cosa che tutti possono fare proprio perché è semplice ma in realtà è un lavoro complesso. Ecco, è un lavoro, e se lo vedi da questa angolazione vedrai che allora non tutti possono farlo. Ci vuole umiltà e consapevolezza che non conti niente e che stai facendo solo delle stime, niente altro, zero certezze e si spera che ciò che ha funzionato nel passato e sta funzionando nel presente funzionerà anche in futuro. Questo è il trading. Ma non è molto diverso da qualsiasi altra attività, immagina di aprire un negozio, sei sicuro di vendere poi la merce esposta? Sei sicuro che sarà una attività redditizia? Sei sicuro che non farai fallimento? Come vedi fare trading è come avere una attività qualsiasi, stessi problemi, stesse incognite, cambiano solo un po’ gli attori ma alla fine è la stessa cosa, una attività lavorativa e come tale deve essere gestita.

Fai trading da tanti anni. Com’è cambiato il mondo degli investimenti in tutto questo tempo?

Se devo dirtela tutta mi sembra che non sia cambiato niente. Le mani forti comandavano, comandano e comanderanno, sempre. Quindi da questo punto di vista tanto era quando ho iniziato e tanto è adesso dopo 25 anni che bazzico questo mondo.

La differenza invece che c’è stata è dal punto di vista tecnologico e dell’offerta. Da questa angolazione effettivamente c’è stato un miglioramento. Le migliorie si possono notare essenzialmente in due cose, i costi di commissione e operativi che sono diminuiti e l’offerta di prodotti low budget.

A cosa mi riferisco? Una volta potevi fare trading/investire solo con i soldi che avevi a disposizione realmente e quindi limitatamente a prodotti che riuscivi a comprare con quanto realmente a disposizione. Ora puoi farlo anche con soldi che non hai con l’effetto leva. Puoi accedere e quindi operare anche su strumenti che prima te lo sognavi di poter intervenire se avevi un capitale limitato. Da questo punto di vista i CFD sono stati una manna dal cielo. Un cambio radicale nel trading/investimento. E qui torniamo alla “differenza” citata prima CFD = Contract For Difference, regoli appunto la differenza tra l’apertura e la chiusura. Tutto torna. Per come la vedo io questa mossa è stata fatta per racimolare più gente possibile propinando l’illusione di guadagni fattibili anche ai novelli, anche a chi ha capitale limitato. Da qui l’esplosione di tanti trader, tutti esperti del niente e tutti che pensano di saperla lunga in materia.

La verità invece è una e una sola, comandano le mani forti, che possono bastonare dove, come e quando vogliono perché alla fine sono loro che muovono il mercato; noi possiamo cercare di capire cosa vogliono fare e limitarci a seguirli. Non ho la pretesa che il mio pensiero venga condiviso, è il mio, me lo tengo e non lo cambio, però per ora mi ha fatto sopravvivere in questa giungla.

Qual è lo stato della divulgazione del trading in Italia? Sei soddisfatto di come vengono trattati temi e strategie?

Anche qui ho il mio pensiero che va un po’ contro corrente. Ti posso dire questo. Quando andai a Milano alla mia prima “riunione” perché in realtà questo era, una riunione di trader singoli sparpagliati che una persona si era presa la briga di metterli insieme e discutere, proporre strategie operative, bene, le stesse persone di allora girano ancora adesso, propongono più o meno le stesse cose integrando il tutto con qualche indicatore nuovo, giusto per stare al passo coi tempi e alle nuove mode. Quindi? Niente di nuovo sotto il sole. Si, qualche faccia nuova c’è e ha preso piede ma essenzialmente sono ancora i primi ad essere comparsi che ballano sulla scena, dei Pippo Baudo.

Quando raramente vado a dei workshop, più per trovare vecchi amici che per altro, bene, in queste giornate di trading gratuite sono ancora lì a raccontare che l’RSI in congiunzione con il Macd sotto l’influsso della r**a in divergenza con la f**a insieme alle nuove Wp e alla m**a di tua sorella allora dovevi comprare. Ecco questo è quello che penso. Non aggiungo altro. Ah sì, aggiungo che parliamo sempre di indicatori da quattro righe! Io la soluzione non ce l’ho altrimenti sarei già ricco sfondato, ho delle buone cose che fanno il loro onesto lavoro e questo mi basta.

Però ad onor del vero aggiungo che è chiaro che si parli sempre di queste cose perché le cose che funzionano non le divulghi e soprattutto non le dai gratis. In un mondo sempre più indirizzato ai social e alla condivisione sembra quasi che si debba dare e condividere tutto, beh la mia visione è completamente opposta, le cose che funzionano col cavolo che le condivido coi quattro venti, e funzionano proprio perché sono in pochi a saperle. Il mercato è diventato sempre più efficiente e trovare delle “anomalie” è sempre più difficile. Se hai un vantaggio te lo tieni ben stretto e se lo condividi lo fai con un numero limitato di interlocutori. Questo è il mio pensiero che non cambio e non ho la pretesa che possa essere condiviso o capito. Non sono abbastanza social.

Pensi che il trading possa diventare un’attività di massa, o attecchire ancora di più tra la gente comune?

Si, penso proprio che possa diventare una attività di massa, anzi già lo è!

Con l’introduzione dei CFD lo è diventato, il rivolgersi a tante persone con capitali limitati è stata già una mossa in questa direzione. Permettere di fare trading anche a chi ha risorse esigue.

Ora c’è un altro settore dove attrarrà parecchia gente. Le criptovalute, con l’accento sulla U e non come tanti che la mettono sulla A, soprattutto quei nuovi trader dell’ultima ora che sono spuntati come i funghi, i nuovi guru delle cripto. Guarda caso stanno tradando queste cripto con Rsi, Medie, Macd e altre boiate. E’ iniziato un altro giro di pseudo esperti che hanno anche un discreto seguito. E il mercato gode, del resto serve nuova linfa per sopravvivere, serve che ci sia sempre la speranza di guadagnarci lautamente dal trading.

Sulle cripto finchè era un mondo sommerso l’han lasciato vivacchiare, quando han capito che c’era una massa interessante che si stava rivolgendo a questo settore sono spuntati i future, i CFD e ci sara anche dell’altro su quelle più importanti perché così si riescono a controllare. Se pensate di essere furbi sappiate che nei piani alti c’è qualcuno più furbo di voi e con risorse quasi illimitate. Altro punto dove meditare gente!

Fare trading è un duro lavoro, stressante e pieno di incertezze. Il resto è aria fritta, poi nel mucchio ci sarà il Messi o il Ronaldo del trading che tramuterà in oro tutto quello che tocca. Ma saranno in pochi mentre la maggior parte saranno giocatori da oratorio.

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