Il panic selling è all’apparenza un evento drammatico, in cui le certezze vacillano e il mercato sembra versare in una condizione caotica. In effetti, queste dinamiche si verificano con una certa costanza. Tuttavia, ciò non toglie che sia possibile in qualche modo difendersi dal panic selling, sopravvivere ad esso più o meno indenni, persino guadagnarci se si verificano certe condizioni.

In questo articolo affrontiamo l’argomento del panic selling da un punto di vista propositivo. Forniremo dei consigli per superare questa fase senza danni collaterali, illustreremo alcuni approcci per non farsi coinvolgere dalla spirale di svalutazioni. Infine, parleremo delle opportunità che a volte il panic selling pone in essere, e di come sfruttarle. 

Una definizione di panic selling

Il concetto di panic selling è conosciuto ai più, anche al di fuori del contesto finanziario. Si potrebbe definire come una espressione di uso comune, anche perché viene citata correntemente anche dai media. Tuttavia, è bene fornire una definizione quanto più possibile tecnica, ma pur sempre “comprensibile” anche ai profani.

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Il panic selling è un fenomeno che ricorre spesso nei mercati finanziari e che si caratterizza per la vendita compulsiva e circoscritta nel tempo di uno o più asset. 

Durante il panic selling, in buona sostanza, un numero incredibilmente alto di trader si sbarazza dei titoli, generando un consistente calo dei prezzi. Questo fenomeno, in genere, non è affatto giustificato da avvenimenti specifici o da una effettiva perdita di valore dell’asset. O, per meglio dire, è giustificato tecnicamente l’inizio del panic selling, la miccia che genere l’esplosione. Il resto è, per l’appunto, panico, o per meglio dire comportamento di tipo emotivo e razionale.

Il panic selling si verifica un po’ in tutti i mercati. Tuttavia, alcuni sono più suscettibili di altri. Il riferimento è ai mercati più speculativi, nei quali gli investitori non di rado considerano la percezione di forza come uno strumento decisionale. Ora, la percezione di forza può essere compromessa anche da avvenimenti dalla intensa carica simbolica, come una dichiarazione fuori posto, una notizia fuori posto e, quando il panic selling entra nel vivo, la semplice constatazione che “stanno vendendo” tutti.

Il panic selling, di norma, lascia a terra morti e feriti. D’altronde, le svalutazioni possono essere anche pressoché complete. Non di rado, si assiste a crolli di parecchie decine di punti percentuali. Tuttavia, il panic selling può essere considerato anche come un’onda. Dunque… Passa. Una volta che l’ondata emotiva si è esaurita i titoli iniziano a recuperare. Quelli sani, e che realmente avevano ben pochi motivi tecnici per crollare, recuperano completamente.

Sopravvivere al panic selling

Il panic selling non è mai una bella notizia. Nella migliore delle ipotesi, è una scocciatura. Nella peggiore delle ipotesi, è un rischio concreto e una minaccia altrettanto concreta. Lo è soprattutto quando travolge asset che il trader ha in portafoglio o su cui poggiano le posizioni attualmente aperte. 

Cosa fare in questi casi? Ebbene, le strade sono due, e possono essere messe in campo se non proprio simultaneamente, comunque una dopo l’altra. 

Uscire dal mercato. E’ certamente la misura più prudenziale. Appena si avverte che il panic selling sta iniziando, si chiude la posizione, ovviamente vendendola. In questo modo, è probabile che si lascerà sul piatto qualcosa, ma si limiteranno comunque i danni. Anche perché è vero che il panic selling è un fenomeno circoscritto nel tempo, ma è anche vero che quel tempo è sufficiente per fare molti danni e concretizzare svalutazioni pesantissime. 

Aspettare. L’altra strada consiste nella semplice attesa. Ovvero, si evita di entrare nel mercato fino a quando il panic selling non è passato. Questo può rappresentare un problema, soprattutto se contraddice la propria strategia ma è comunque una precauzione che vale la pena di essere presa. Se si è già “dentro” si evita di uscire.

Trasformare il panic selling in una opportunità

Il panic selling può anche essere una opportunità. Sembra strano, d’altronde stiamo parlando di un fenomeno molto pericoloso, dal carattere caotico e che è sostanzialmente mosso dall’irrazionalità. Eppure, a certe condizioni può favorire la generazione di ricchi surplus. Ovviamente, al centro della questione vi è l’effetto rimbalzo. Tutti gli asset coinvolti nel panic selling, prima o poi, sono oggetto di un qualche effetto rimbalzo. Non si può scendere all’infinito, o fino allo zero, eccetto rarissimi casi. Nello specifico, l’idea è comprare un attimo prima del cambio di rotta, e vendere solo quando l’asset ha recuperato o poco prima dell’esaurimento della spinta propulsiva. 

Di base si tratta di un approccio molto complicato in quanto richiede un tempismo quasi estremo. E’ necessario riuscire a intuire il momento esatto in cui il panico “sta finendo”. E’ necessario anche una certa dose di coraggio perché impone di comprare quando ancora tutti stanno vendendo. 

Alcune condizioni favoriscono l’uso del panic selling come opportunità per guadagnare. Ovvero, le vendite dovrebbero procedere in modo tutto sommato standard, regolare a modo loro. Solo in questo modo, il breakout, ovvero il cambio di rotta, risulta almeno leggermente visibile. Per inciso, se si verifica questa condizione, i livelli di ipervenduto sono in grado di segnalare in maniera “più o meno affidabile” la fine delle vendite e quindi l’imminente risalita dei prezzi.

E’ bene ripeterlo: trasformare il panic selling in occasione di guadagno non è affatto semplice. Chi non ha dalla sua una certa dose di esperienza dovrebbe astenersi. Tuttavia, chi è interessato può fare pratica. Come? Semplice: utilizzando programmi di backtesting. Simulare la partecipazione sotto panic selling è utile per “allenarsi” a individuare il punto di breakout, e a maturare quindi skill utili quando si affronterà un panic selling reale.