Quando non fare trading? Sembra una domanda balzana. D’altronde, lo scopo è investire e guadagnare. Eppure, esistono casi in cui è meglio fermarsi, sospendere l’attività di trading e attendere che la bufera passi. 

In questo articolo approfondiamo l’argomento, descrivendo i casi in questione e spiegando i motivi che giustificano la sospensione – ovviamente – momentanea delle attività.

Perché esistono casi in cui è meglio non fare trading?

Innanzitutto, è bene esplorare il tema della sospensione delle attività. Un tema che potrebbe spiazzare alcuni, specie se principianti. D’altronde, l’immaginario collettivo del trader lo vede come un professionista in grado di gestire tutti i problemi, che ha sempre la situazione sotto controllo o perlomeno si impegna per averla. Ebbene, è uno stereotipo alimentato dai film e dai romanzi. Il trader è prima di tutto un uomo, e in quanto tale può andare incontro a difficoltà, avvertire confusione, cadere in preda all’incertezza. 

Eventualità che, tra le altre cose, fanno pendant con alcune dinamiche del mercato. In sé, il mercato è un’entità eterogenea e complessa, difficile da comprendere appieno. Pur essendo dominato da elementi di natura strutturale, e che gli conferiscono una certa “conoscibilità”, si produce spesso in eventi del tutto inattesi, che richiedono uno sforzo ulteriore da parte dei trader. 

Insomma, le difficoltà non mancano, quindi è del tutto fisiologico che un trader, di tanto in tanto, decida di non affrontarle, e di lasciar passare “la nottata”. 

Detto ciò, possiamo rispondere alla domanda: quando non fare trading? Quando evitare di piazzare degli ordini?

L’estrema volatilità

Una delle situazioni in cui il trader dovrebbe pensare due volte prima di investire del capitale è la fase di estrema volatilità. Per tanti motivi, anche poco prevedibili, il mercato può “impazzire” e prodursi in oscillazioni di prezzo più ampie del solito e più frequenti del solito. 

Ecco che il grafico assume le sembianze di una montagna russa, in cui non è chiaro il trend che l’asset sta per prendere. Fasi come queste in genere esplodono in periodo di incertezza, cagionate da un evento inatteso e dall’entrata in scena di un elemento in grado di “spaccare il mercato”. Non a caso, se l’asset è di per sé “tranquillo” le fasi di estrema volatilità non sono altro che fasi di assestamento.

Cosa fare in questi casi? I più arditi e i più preparati imbracciano una immaginaria tavola da surf e sfidano le onde. Nella migliore delle ipotesi, guadagnano dalle oscillazioni e trasformano quindi un momento di pericolo in una opportunità. Nella peggiore delle ipotesi, perdono denaro, parecchio denaro.

I più prudenti, farebbero meglio a fermarsi. Il motivo è semplice: quando esplode la volatilità, saltano alcune regole. La pratica dell’analisi, sia tecnica che fondamentale (ma soprattutto tecnica) diventa meno efficace o comunque più difficile da portare avanti. 

Dunque, non c’è niente di male a fermarsi per un po’ e aspettare che il mercato torni allo stato di quiete (per quanto possibile) e non c’è niente di male in questo. 

Durante un evento dall’esito incerto

Molti si affidano esclusivamente all’analisi tecnica. Ovvero, cercano nel grafico tutti gli elementi utili a impostare il trade. Non è un approccio balzano, anche perché il dogma secondo cui “i prezzi scontano tutto” ha un fondamento di verità. Questo approccio è tutto sommato rassicurante, in quanto pone al centro i numeri, e i numeri difficilmente ingannano chi li sa analizzare e utilizzare. In certi casi, però, le regole saltano e i prezzi si muovono in virtù di quanto accade al di fuori del mercato, e quindi non viene riportato o rappresentato dal grafico.

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Ciò accade, per esempio, quando è in corso un evento che avrà alcune ripercussioni sull’asset (lato domanda o lato offerta), e tale evento ha un esito incerto. La questione dell’incertezza è fondamentale: se l’esito fosse prevedibile, gli investitori lo sconterebbero con largo anticipo.

Un esempio? Quando è in corso il meeting e la conseguente conferenza stampa di una banca centrale, e questa non ha lasciato trasparire nulla circa le decisioni che sta per prendere. In genere le banche centrali sono parecchio loquaci prima dei meeting, proprio per evitare di muovere troppo i mercati. Può capitare però che le decisioni non siano scontate, che non vi sia un chiaro consenso circa gli accorgimenti da adottare, e che quindi fino all’ultimo gli investitori non abbiano ben chiaro cosa accadrà.

Ebbene, il mercato iper-reagisce in quei momenti – come in tanti altri dalle dinamiche simili, es. riunioni OPEC. Può andare su o può andare già, in ogni caso è difficile trarre un ragno dal buco e i falsi segnali sono dietro l’angolo.

Di nuovo, i trader imprudenti o incredibilmente preparati possono azzardare ipotesi con una certa sicurezza, e quindi impegnarsi anche nei momenti più convulsi e incerti. I trader normali, e ancora di più i principianti, preferiscono aspettare. 

Quando il trader versa in pessimo stato

Può capitare semplicemente che il trader stia vivendo un periodo poco proficuo. Per esempio, può sentirsi stanco, oppure poco lucido, poco in grado di affrontare le incertezze del mercato. Può venire da una serie di sconfitte. Può semplicemente manifestare confusione circa gli eventi che si stanno susseguendo. 

Non c’è niente di inumano nel sottoperformare. D’altronde, nemmeno i trader esperti sono robot, capaci di esprimere sempre lo stesso livello di efficacia. In questi casi, anche per staccare la spina e recuperare le energie mentali, il trader si prende una pausa, in genere piccola, ed evitare di tradare per un po’. 

Una precisazione

Concludiamo con una precisione importante: ogni trader è diverso, ogni trader è fatto a modo suo. Vi è una grande varietà di stili, di approcci. Alcuni trader sono in grado di navigare bene nell’incertezza, altri avvertono la necessità di un ambiente più sicuro. Dunque, le situazioni che abbiamo descritto possono risultare poco tollerabili per alcuni e più gestibili per altri.

Dunque, prima di prendere qualsiasi decisioni circa la sospensione momentanea dell’attività di trading, passate in rassegna le vostre sensazioni, analizzate ciò che state provando. Insomma, in fin dei conti, la domanda quando non fare trading è del tutto personale.