Quanto investire nel trading? Il tema del capitale tiene banco, quando si parla di investimento speculativo. E’ un argomento che interessa certo i trader esperti, che spesso gestiscono somme importanti, ma anche e soprattutto i principianti, che devono trovare la quadra e maturare un approccio quanto più possibile sistematico alla gestione del capitale.
Ne parliamo in questo articolo, facendo riferimento alle decisioni più importanti in merito al “denaro”: quanto capitale dedicare al trading in generale, quanto capitale dedicare al singolo trader.
Quanto investire nel trading: il capitale
Quando si approccia alla questione dal punto di vista dei principianti, la domanda quanto investire nel trading si tramuta in: con quanto denaro è meglio iniziare? Non è un interrogativo di poco conto. Non lo è per almeno due motivi.
In primo luogo, perché il principiante ancora non ha un’idea chiara delle sue potenzialità. Non può sapere se è realmente capace, e quindi può permettersi di allocare molte risorse, oppure se è meno efficace di quanto auspicato, e quindi è meglio iniziare con i piedi di piombo.
In secondo luogo, perché alcune politiche dei Broker hanno mosso un po’ le acque. Il riferimento è al drastico e generalizzato abbattimento dei depositi minimi iniziali da parte dei Broker retail. Al giorno d’oggi, i Broker permettono di aprire un conto depositando qualche centinaio di euro. Una scelta inclusiva, che apre le porte del trading alla gente comune, ma che può causare un misunderstanding: ovvero che quelle poche centinaia di euro siano sufficienti – da sole – a costruire grandi ricchezze.
Il consiglio è di scegliere in base agli obiettivi. Se il vostro scopo è tastare il terreno, e capire se il trading fa per voi, iniziare con poche centinaia di euro – e quindi cogliere al volo le opportunità dei Broker – ha senso. Se il vostro scopo è guadagnare fin da subito, magari perché venite da altre attività di investimento, allora sappiate che è necessario partire con qualche migliaio di euro.
E’ una questione matematica. Un trade permette di guadagnare – nella stragrande maggioranza dei casi – una percentuale molto bassa del capitale investito. Se si immagina un guadagno del 5%, è bene che la base abbia dalla sua almeno un paio di zeri, per giustificare tutto l’impegno profuso.
Quanto investire nel trading: impostare la singola operazione
L’altro tema riguarda la quantità di denaro da riservare ai singoli trader. Ufficialmente, questa attività prende il nome di “position sizing”. Ora, si sono spesi fiumi di inchiostro per dirimere la questione. La letteratura in merito è sconfinata, così come gli approcci possibili, anche perché si intrecciano con due discipline complesse, ma che dovrebbero essere praticate con assiduità: il money management e il risk management.
Vale comunque la pena offrire una prima infarinatura, magari citando tre degli strumenti più asciutti e allo stesso tempo più adoperati: il fixed fractional trading, la formula di Larry Williams e la formula di Kelly.
Il fixed fractional trading
E’ un approccio che può essere utilizzato soprattutto quando si pratica il trading indiretto, con i Future o i CFD. Si tratta di scegliere un numero di contratti fissi ma coerente con il margine richiesto e con il massimo drawdown registrato di recente.
La formula è la seguente:
Numero di contratti = capitale a disposizione / (margine richiesto + (massimo drawdown x 2)]
Proviamo a fare un esempio. Immaginiamo di avere un capitale di 50.000 euro e di investire sui CFD del FTSE Mib, piuttosto che sul suo Future. Immaginiamo che il margine richiesto sia 20.000 e che il massimo drawdown registrato sia 2.000. La formula restituisce:
50000 / [20000 + (2000 x 2) = 50000 / (20000 + 4000) = 50000 / 24000 = 2,08 contratti.
(Insomma, due contratti).
La formula di Larry Williams
La formula di Larry Williams è un po’ più complessa e prende in considerazioni variabili più incerte. Per tale motivo, restituisce un buon senso di sicurezza. Anch’essa viene spesso applicata in caso di trading indiretto, in particolare CFD o Future.
Ad ogni modo, la formula è la seguente.
Numero di contratti = Capitale a disposizione x percentuale di rischio / massimo drawdown.
La variabile più importante è la percentuale di rischio. Cosa si intende con questa espressione? Semplice, e allo stesso tempo complicato: è la percentuale di perdita che il trader reputa autonomamente di poter perdere. Serve un certo sangue freddo e una spiccata consapevolezza dei propri obiettivi per stabilire un parametro del genere.
Ad ogni modo, immaginiamo un capitale di 50.000 euro e una percentuale di rischio del 10%, che normalizzato a uno si trasforma in 0,1. Immaginiamo, di nuovo, che il massimo drawdown sia pari a 2.000 euro. La formula restituisce quanto segue.
(50000 x 0,1)/2000 = 5000/2000 = 2,5.
A queste condizioni, è possibile stipulare più di un contratto.
La formula di Kelly
La formula di Kelly suggerisce invece la quantità di capitale secca che si dovrebbe investire a ogni singolo trader. O, per meglio dire, la percentuale rispetto al capitale totale. All’apparenza, la formula è complicata, in realtà è abbastanza intuitiva.
Kelly% = W-[(1-W)/R]
Dove:
- Kelly% è la semplicemente la percentuale sul capitale che andrebbe investita in quel singolo trade.
- W è la probabilità di vincita.
- R è il rapporto tra vincita media e perdita media.
La formula ha due peculiarità.
- E’ personale, in quanto si basa sulle statistiche del singolo trader.
- Non può essere utilizzata subito. La probabilità di vincita, infatti, è ricavata rapportando il numero di vittorie al totale dei trade, considerando solo i trade simili a quello per cui la formula viene utilizzata. Dunque, è necessario aver tradato molto per trasformare la formula di Kelly in uno strumento efficace.
Proviamo a fare un esempio.
Immaginiamo un capitale di 50.000 euro; una probabilità di vincita del 40% (che normalizzato a uno fa 0.4), un rapporto tra vincita media e perdita media dell’1.7.
La formula di Kelly restituisce.
0.4 – [(1-0.4)/1.7] = 0.4 – [0.6/1.7] = 0.4 – 0.35 = 0.05 = 5%.
In questo caso, la posizione può “reggere” un investimento pari al 5% del capitale, ovvero 2.500 euro.