Lo Stop Loss è uno dei più importanti strumenti di Risk Management. Consente, in estrema sintesi, di gestire il rischio, pratica essenziale per sopravvivere in un mercato, quello valutario, che fa della volatilità un tratto tipico.

Tuttavia, attorno allo Stop Loss si sono sviluppate numerose scuole di pensiero, alcune delle quali sostenitrici di un approccio molto prudente, altre avvezze a uno stile più rischioso ma forse più redditizio. In questo articolo affrontiamo la questione, dando spazio all’una e all’altra visione, e proponendo infine una via di mezzo che, almeno in teoria, dovrebbe garantire sia il rendimento che la sicurezza (se di sicurezza nel Forex Trading si può parlare…)

Perché lo stop loss è importante?

Lo Stop Loss è il livello di prezzo raggiunto il quale il trader esce dal mercato, chiudendo la posizione. Nel trading automatico, la chiusura è automatica; nel trading discrezionale la chiusura è manuale. Ma tant’é: in ogni caso lo Stop Loss è sinonimo di uscita forzata. Una uscita che è, a ben vedere, è preimpostata. Lo Stop Loss, è questa la sua caratteristica principale, viene stabilito ancora prima di entrare nel mercato, ovvero in fase di pianificazione del trade.

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Lo Stop Loss è importante per un motivo molto banale: consente di preservare il capitale nel caso in cui il trade vada a male. Quando il trade sta generando una perdita, lo Stop Loss permette al trader di uscire e di limitare i danni. In via teorica (ma si spera anche pratica) lo Stop Loss deve corrispondere al momento in cui il trade diventa oggettivamente irrecuperabile.

Come si individua lo Stop Loss? E’ la domanda da un milione di dollari. I metodi sono numerosi. Quello più diffuso consiste nel posizionare lo Stop Loss in corrispondenza dei livelli di supporto (se la posizione è Long) o di resistenza (se la posizione è Short). Anche in questo caso, però, il margine di discrezionalità è ampio. Il problema non viene risolto ma solo spostato più in avanti: a quale livello di supporto o resistenza posizionare lo Stop Loss? Giornaliero, settimanale, mensile?

Stop loss stretto o stop loss largo?

La domanda è più che legittima. Il dubbio, anche. Infatti, sia lo Stop stretto che lo Stop largo assolvono alla funzione per cui sono stati progettati: ovvero uscire dal trade e limitare le perdite. Ma è ovvio come sia uno Stop troppo stretto che uno Stop troppo largo possano causare dei problemi, finanche una perdita di denaro. Prima di parlarne diffusamente, è bene dare qualche definizione.

Tutto molto semplice, in verità: per Stop Loss stretto si intende uno Stop Loss vicino al prezzo di entrata. Per Stop Loss largo si intende uno Stop Loss lontano dal prezzo di entrata.

Se lo Stop Loss è troppo stretto, il trade corre un rischio grosso: ovvero, di uscire dal mercato quando il trade è in realtà “salvabile”. Immaginate la delusione: il trade inizialmente si rivela fallimentare, scatta lo Stop Loss, il trade viene chiuso, il mercato dopo qualche tempo vira in positivo. Sarebbe una frustrazione non da poco!

Il rischio è però ancora più grosso se lo Stop Loss è troppo largo. In questo caso, il trader mantiene la posizione aperte ben oltre il limite di “irrecuperabilità”, dunque perde denaro più denaro del dovuto.

Ora, da questo semplice ragionamento, si evince una piccola grande verità: se proprio si deve sbagliare, è bene preferire uno stop troppo stretto a uno stop troppo largo. Tuttavia, la questione rimane sul tavolo, un quanto da un certo senso un mancato guadagno equivale a una perdita.

Come individuare lo stop loss

L’obiettivo, quindi, è individuare uno Stop Loss equilibrato: né troppo stretto, né troppo largo. Peccato che non via sia un metodo unico e oggettivo per ricavarlo, anche perché dipende da molti fattori, non ultimo lo stile di trading e la strategia di fondo. L’unica soluzione è che ciascun trade trovi il suo personale equilibrio. Insomma, la ricerca del migliore Stop Loss è quasi una questione privata.

Dunque, come fare? Una soluzione efficace è… Andare per tentativi. Ovviamente, ciò non significa mettere in pericolo il proprio capitale. Esistono strumenti sicuri per testare questo genere di manovre. Le alternative sono due: o agire sul mercato reale per mezzo delle demo, o agire “nel passato” per mezzo dei backtest.

In questo secondo caso, si scaricano i dati di sessioni passati e si provano i vari approcci, ossia i vari Stop Loss (stretti, più stretti, larghi, più larghi etc.) in quella che è a tutti gli effetti una simulazione. Una volta trovato l’assetto che più si confà alla propria strategia, è possibile “portarlo” anche nel trading vero e proprio.

Certo, non è un metodo semplice e nemmeno sbrigativo. Tuttavia (insieme alla pratica delle demo) è l’unico in grado di offrire risultati certi.