I trader principianti, come quelli esperti, imparano o hanno imparato una piccola grande verità sulla propria pelle: il Forex Trading è un’attività complessa, che pone in essere ricche occasioni di guadagno ma che, al contempo, nasconde parecchie insidie.

Questa complessità si manifesta in molti modi. Tra questi, la tendenza, del tutto naturale in assenza di una formazione specificha e di una presa di consapevolezza da parte degli investitori, ad adottare abitudini negative. Alcune di queste, poi, possono sembrare sane, o comunque innocue, a una analisi superficiale ma sono in grado, al pari delle altre, di portare il trader al disastro o di compromettere seriamente la sua carriera.

Nell’articolo che segue elenchiamo e descriviamo alcune delle abitudini da evitare nel Forex Trading, le più diffuse e pericolose.

Crearsi aspettative irrealistiche

Questo è l’errore classico dei principianti, e procede da una percezione non propriamente sana, e comunque non esatta, di cosa sia il Forex Trading in particolare e il trading in genere.

Chi si sta approcciando a queste attività, e magari non ha nemmeno completato un percorso di formazione adeguato, crede che l’investimento speculativo possa rappresentare la svolta della sua vita. In alcuni casi è così, ma farsi guidare da questo pensiero non è una scelta saggia. Il rischio, infatti, è proprio quello di crearsi aspettative irrealistiche.

Esse incidono non solo sul morale del trader (nel momento in cui riprende il contatto con la realtà) ma anche sulla sua operatività, in quanto le aspettative irrealistiche si traducono spesso in obiettivi altrettanto irrealistici.

Smettere di studiare

I trader meno esperti, ma anche quelli che praticano l’investimento speculativo da qualche tempo, commettono spesso questo errore. Ovvero, di credere che il percorso di formazione sia lineare, che abbia un inizio e una fine, e che questo in ogni caso preceda l’avvio della carriera da trader. Ovviamente, non è così. A prima vista si tratta di un errore veniale, che non pregiudica più di tanto i risultati. Tuttavia, nei casi più sfortunati può generare effetti drammatici. In particolare, quando il mercato attraversa una fase di cambiamento o di passaggio, oppure quando il percorso di formazione pre-trading non è stato compiuto in maniera corretta.

Nel primo caso, la tendenza a non studiare pone il trader in una situazione caratterizzata dall’incapacità di capire e interpretare il mondo intorno a lui. Nel secondo caso, le lacune maturate in sede di formazione, prima o poi, si fanno sentire, pregiudicando i trader.

Operare con scarsa disciplina

Questo punto, ovvero il valore della disciplina, non è semplice da comprendere. Anche perché si scontra con lo stereotipo del trader, che lo ritrae come se fosse “un animale da mercato”, una specie di genio che con l’intelligenza e l’intuizione è in grado di fare denaro a palate. Chiaramente,  è solo uno stereotipo da film. Nella realtà, il trader vincente è più che altro uno stacanovista, un operatore del mercato che opera con disciplina e razionalità.

La disciplina, poi, non ha solo una funzione morale (anzi la morale c’entra poco) ma anche di utilità. E’ grazie alla disciplina che il trader riesce a sottrarsi al potere delle emozioni, a gestire l’operatività aderentemente alle regole che lui stesso si è imposto.

Fare trading senza un piano dettagliato

Il piano è lo strumento più importante ed efficace, tra i pochi in mano ai trader. E’ grazie al piano, infatti, che – al pari della disciplina – il trader riesce a operare in modo razionale, senza farsi coinvolgere dalle emozioni e soccombere dalla sua stessa sfera emotiva. Si tratta, molto banalmente, di stilare una specie di protocollo che suggerisce quando (in caso di quali segnali) e come tradare.

Un buon piano di trading, poi, prende in considerazione anche un certo numero di imprevisti.

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Chi ha stilato un buon piano, sta esattamente cosa fare e quando farlo. Dunque, non è chiamato a decidere nulla, o quasi, in fase operativa, che è poi quella più pericolosa dal punto di vista emotivo.

Chi fa trading senza un piano, opera sostanzialmente alla cieca, adottando un approccio riconducibile più al gioco d’azzardo. Una approccio, insomma, questo sì, in grado di portare alla catastrofe finanziaria.

Praticare il revenge trading

Con il termine revenge trading si intende l’apertura di posizione non strettamente contemplate dal piano, non nelle dimensioni almeno, e il cui unico scopo non ha nulla a che vedere con una sana logica di investimento. Lo scopo è, appunto, la “vendetta”. Ovviamente, non nei confronti di un qualche individuo bensì del “fato avverso”.

Chi pratica il revenge trada per rifarsi, per recuperare quanto ha perso nei trade precedenti. Non c’è niente di male nel cercare di recuperare il capitale, sia chiaro, eccetto quando lo si fa in stile “revenge”, ovvero quando ci si lascia trascinare dalle emozioni di rivalsa.

L’unico modo per sopperire ai fallimenti precedenti è rimboccarsi le maniche e ricominciare da capo, magari ritoccando il piano, se le perdite non sono frutto di una spiacevole contingenza e, in realtà, hanno una origine sistemica.

Praticare una analisi tecnica troppo complessa

Uno dei pregiudizi legati al mondo del trading, e sviluppatosi al di dentro, a partire proprio dai trader, consiste in una sorta di apologia della complessità. Da alcuni, la complessità è sinonimo di efficacia. Ci sono trader che quasi la considerano un motivo di vanto, una sorta di medaglia da apporre nel petto.

Si tratta di un pensiero sbagliato, foriero di conseguenze potenzialmente negativa. Soprattutto quando influenza il modo di fare l’analisi tecnica. Tale approccio consiste nell’utilizzare indicatori complessi, e soprattutto di utilizzarne molti quando basterebbe, almeno in certi casi, prendere in considerazione elementi più facilmente interpretabili (es. i minimi e i massimi). E’ un atteggiamento pericoloso per due motivi: in primo luogo, perché nel trading come nella vita la complessità va governata e ciò è appannaggio solo degli esperti. Secondariamente, perché molto banalmente genera, almeno limitatamente all’analisi tecnica, dei falsi segnali.

Fare affidamento a fonti di informazione sbagliate

Questa è una cattiva abitudine che riguarda l’analisi fondamentale e che, in un certo senso, rappresenta si pone agli antipodi rispetto a quella precedentemente analizzata. Alcuni trade manifestano la tendenza a preferire fonte di informazioni facilmente reperibili e interpretabili, che però – proprio in virtù di una superficialità di fondo – si rivelano sbagliate o peggio di parte. Per esempio, alcuni analisti non sono dipendenti, spesso alla luce del sole, tirano acqua al mulino delle istituzioni per cui lavorano. Offrono interpretazioni semplici e pronte per l’uso, e per questo motivo molti trader abboccano.

La verità è che l’analisi fondamentale, proprio come quella tecnica, va realizzata in prima persona, profondendo sforzi di “prima mano”.

Operare con un “profit mindset”

Con il termine “profit mindset” si indica un assetto mentale caratterizzata dalla tendenza a considerare il profitto come la fonte motivazionale più importante, dalla quale discendono tutte le altre.

Ora, è ovvio che tutti i trader operano per guadagnare, in caso contrario il trading sarebbe un’attività da tempo libero. Tuttavia, questa deve rimanere una motivazione di fondo, non deve trasformarsi mai in un obiettivo specifico.

I trader esperti non partono, infatti, definendo la quantità di denaro che intendono guadagnare. E’ un approccio sbagliato, che fa presto a tradursi nell’impostazione di aspettative irrealistiche.

Esagerare con la leva finanziaria

Questo, più che una abitudine scorretta, è un vero e proprio errore, gravido di conseguenze negative. La leva finanziaria, infatti, è una arma a doppio taglio. Aumenta la vincita potenziale, certo, ma aumenta anche le perdite potenziali. Sicché se si fa trading in leva, si rischia di perdere buona parte del proprio capitale. Tuttavia, utilizzare la leva secondo alcuni è una scelta obbligata, se si parte con un capitale risicato.

Come ovviare a questo problema? Molto banalmente, aspettate qualche tempo prima di fare trading, accumulate denaro in modo di iniziare la carriera da trader con le spalle coperte, e senza avere bisogno della leva. Oppure, se proprio ne avete bisogno, non andate oltre l’1:30.

Trascurare l’impatto dello spread

Ovviamente, non si parla dello spread di cui parlano i giornali, ovvero del differenziale d’interesse tra i titoli di stato decennali italiani e i titoli di stato decennali tedeschi. Lo spread che i Forex trader devono prendere in considerazione è quello imposto dai broker, la differenza tra il prezzo di mercato e il prezzo che i broker stessi impongono agli utenti. Ovviamente, questo è un problema che riguarda solo chi fa uso di broker market maker, che utilizzano gli spread come (legittimo) modello di business.

La verità è che lo spread rischia di erodere, e di molto, gli utili generati dalle posizioni vincenti. In fase di programmazione, quindi, considerate gli spread.

Trascurare il money management

Il money management è una pratica fondamentale non tanto per guadagnare con il Forex trading, quanto per sopravvivere al Forex trading. E’ quella disciplina che consente al trader non solo di prevedere quanto può guadagnare ma anche di prevedere quanto può perdere. E, se si è in possesso di questa informazione, in un certo senso si assume il controllo del rischio.

Ora, il Money Management non è certamente una disciplina facile. Per giunta, è anche piuttosto noiosa. Tuttavia non va trascurata. Essa, infatti, può essere considerata come una specie di assicurazione, una polizza contro la catastrofe. Inoltre, alimenta nel trading la sensazione di avere le cose sotto controllo, una sensazione senz’altro benefica, che limita gli effetti della paura.

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Tenere una posizione perdente per troppo tempo

Il mercato è sempre e comunque in costante evoluzione. Un asset può fare dietrofront in ogni contesto, in ogni situazione. Un trade vincente può diventare perdente e viceversa. In particolare la speranza, anzi la convinzione che una sconfitta si possa tramutare in vittoria determina una delle abitudini peggiori in assoluto: mantenere una posizione perdente troppo a lungo.

Quando si va oltre le evidenze dell’analisi tecnica, le indicazioni suggerite dal proprio stesso piano di trading, a tenere viva la speranza non è l’elemento razionale, bensì quello emotivo. Dunque, si fa trading a caso. Una deriva che, come si evince dai paragrafi precedenti, è sempre bene evitare.

Trascurare gli stop loss

Gli stop loss rappresentano uno degli strumenti di gestione del rischio tra i più efficaci in assoluto. Consentono, infatti, di chiudere una posizione in automatico (o quasi) quando questa è irrecuperabile. Gli stop loss, quindi, servono a limitare le perdite. E’ proprio questa funziona che ne pregiudica l’utilizzo, che ne rende difficile l’uso sistematico. Chi imposta uno stop loss, infatti, mette in conto di poter perdere. Un convincimento, una presa di coscienza, che i principianti, un po’ per paura e un po’ per inesperienza, trovano difficile da maturare. Dunque, se siete tra questi, fatevi forza, effettuate questo passaggio mentale e abituatevi a impostare sempre lo stop loss.