Da trader principiante a trader professionista: è il sogno di tutti coloro che si stanno approcciando al trading, o lo hanno fatto da poco. Si tratta di un’impresa certo possibile, ma dall’esito tutt’altro che scontato. D’altronde, stiamo parlando di un’attività, il trading online, dotato di una sua complessità, altamente competitivo e stressante dal punto di vista psicologico.

In questo contesto, è interessante e anzi utile seguire i consigli che gli esperti di tanto in tanto elargiscono. L’ultimo in ordine di tempo è Matteo Paganini, intervenuto di recente in un articolo su Il Sole 24 Ore.

Chi è Matteo Paganini

Matteo Paganini è uno dei volti noti del contesto italiano del trading. Ha esercitato la professione di trader autonomo per oltre quindici anni, poi è approdato in Pepperstone, uno dei broker più interessante del panorama mondiale. Attualmente, ricopre la carica di managing director presso questo Broker.

Matteo Paganini è noto per due aspetti. In primis, è l’autore del “metodo a cinque punti”, una strategia di trading certo di non rapida comprensione, ma che attualmente si caratterizza per indici di profittabilità molto elevati, nell’ordine del 70%. In secondo luogo, adotta un approccio pragmatico, ma che allo stesso tempo prende in considerazione un elemento spesso trascurato tanto dai trader principianti tanto da quelli esperti: la psicologia. D’altronde, questo approccio emerge cristallino dalle analisi e dai consigli che ha elargito nell’articolo de Il Sole 24 Ore.

Gli errori più comuni tra i trader principianti

Prima di passare ai consigli veri e propri, Matteo Paganini ha proposto una panoramica circa gli errori più frequenti dei trader principianti. Ovviamente, ciascuno “sbaglia a modo suo”, in quanto gli errori dipendono sia dalle caratteristiche personali che dal background di competenze. Tuttavia, è possibile, secondo Paganini, tracciare tre aree in cui i trader principianti tendono a cadere.

La prima è quella tecnica. Molto spesso, e ancora di più nel corso del 2020 (che ha visto letteralmente un’invasione da parte della gente comune), i trader principianti esordiscono nel mercato quando ancora non sono completamente formati. Questo ovviamente aumenta le possibilità che vadano incontro alla perdita del capitale.

La seconda area è quella della gestione del rischio. Altrettanto spesso, i trader falliscono in quello che deve essere un operativo di ogni trader: controllare le perdite, tenerle a bada, prevederle se necessario.

Infine, Paganini ha posto l’accento sull’aspetto psicologico. I principianti spesso non sono in grado di gestire lo stress, di neutralizzarne l’impatto sull’attività di trader. La peculiarità del ragionamento di Paganini risiede nella constatazione che tali difficoltà emergono non solo nella cattiva sorte, ovvero quando si perde, ma anche quando la partita è ancora aperta.

I consigli di Paganini

Dopo questa disamina Paganini ha avanzato alcuni consigli molto utili. Soprattutto, è partito da esempi reali, dalla descrizione di condizioni e situazioni che tutti i trader, e in particolare i principianti si trovano ad affrontare. Ne è risultato uno splendido affresco di ciò che dovrebbe e non dovrebbe essere un trader; di ciò che dovrebbe e non dovrebbe fare.

Analisi e indicatori

Paganini in primis si sofferma sul tema dell’analisi di mercato. Nei fatti, spiega perché a un certo punto i prezzi scendono o salgono. Riconduce tutto a un rapporto tra ask e bid, ovvero tra il prezzo che i compratori sono disposti a pagare e il prezzo di mercato. L’analisi dovrebbe vertere su questi aspetti e non tanto sulle ragioni “esterne” di un eventuale cambiamento dei rapporti. Il trader, giunti a quel punto, dovrebbe già saperlo.

Da qui, un discorso circa gli indicatori da analizzare. In estrema sintesi, Paganini propone di rinunciare a tutti quegli indicatori che non puntano esclusivamente e in maniera efficace a indagare il rapporto tra compratori e venditori. Si tratta di un cambio di approccio significativo, almeno rispetto alla vulgata generale, che punta all’uso di tanti indicatori, e di tipo diverso. Secondo l’esperto di Pepperstone, si tratterebbe di un approccio non solo poco utile, ma addirittura potenzialmente controproducente.

La gestione del rischio e l’ego del trader

Paganini mette in relazione la gestione del rischio e l’ego del trader. Ovvero, rileva i casi in cui la personalità del trader incide negativamente sulla gestione del rischio. Ciò accade quando il trader non accetta la perdita, dunque cerca a tutti i costi di evitarla anche quando ha posizionato gli stop loss in modo da evitare il peggio. In questo caso, rimaneggia in continuazione la posizione, spesso andando a tentoni e seguendo impulsi che poco o nulla hanno a che fare con il trader razionale. In questo modo spreca energie mentali e fisiche, e si preclude la possibilità che la posizioni verta naturalmente in positivo, e rifletta le ipotesi iniziali. 

Il consiglio di Paganini è quindi di escludere le necessità dell’ego dall’attività di gestione del rischio, e di evitare questo dannoso atteggiamento. Un atteggiamento che si fonda sulla speranza, più che sulla logica, e che dunque per definizione non può portare a nulla di buono. 

Un consiglio circa gli stop loss

Un altro consiglio prezioso riguarda gli stop loss. In estrema sintesi, Paganini critica alcune tecniche molto diffuse di individuazione dello stop loss. Ovvero, quelle che procedono non già da un’analisi dei prezzi e del mercato, bensì da un rapporto preimpostato rischio-rendimento, che secondo la dottrina è pari, nella sua variante ideale, a 1:2. In realtà, si tratta di un rapporto ottimo, che certamente permette di operare con le spalle coperte.

Tuttavia, occorrerebbe ribaltare la prospettiva. La verità è che molto spesso il mercato non consente di inquadrare uno stop loss con rapporto rischio-rendimento pari a 1:2. Se si forza la mano, si rischia di condannarsi all’uscita quasi immediata dal mercato, o comunque a una perdita. Dunque, quale criterio privilegiare? Semplicemente, quello psicologico e tecnico. Si tratta, infatti, di programmare uno stop loss che anche nella peggiore delle ipotesi consenta al trader di sopportare la perdita, di non guardare con estrema ansia all’andamento della posizione. Da questo punto di vista, occorre agire anche sulle dimensioni della posizione. 

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Come ripartire dopo una sconfitta

Paganini affronta anche il tema della sconfitta o, per meglio dire, della perdita ingente di capitale. Una eventualità tutt’altro che rara per i trader principianti. A tal proposito, il managing director di Pepperstone rileva una dinamica classica: il trader principiante comincia a perdere cifre rilevanti, investe ancora di più nella speranza di recuperare, finisce per fare trading con capitali risicati, ovvero con quello che gli è rimasto.

A questo punto, il trader si trova a un bivio. Può perseverare nell’approccio precedente, oppure può agire sull’interpretazione che egli stesso dà circa la perdita di capitale. Il modo migliore è intendere l’esperienza appena trascorsa come una “scuola”, e fare tesoro di quello che, bene o male, ha appreso. A questo punto, non rimane che partire da zero, con altri capitali, dimenticando le cifre che ha perso. Si tratta, in un certo senso, di elaborare il lutto e far fruttare la sofferenza, se così si può chiamare.

Focalizzarsi sugli aspetti positivi

Matteo Paganini cita anche un’altra dinamica interessante, per quanto dannosa. Ovvero, l’eccessivo interesse che le posizioni in perdita generano. Può sembrare un ossimoro, d’altronde è fisiologico che l’eventualità di perdere denaro desti un po’ di preoccupazione.

Ebbene, Paganini consiglia un approccio diverso. In primo luogo, suggerisce di fare del buon money e risk management, e trasformare le posizioni perdenti in eventi dagli effetti limitati, o comunque insopportabili. In secondo  luogo, consiglia di “lasciarle andare” e concentrarsi sulle opportunità che il mercato offre. Posto che, almeno fisiologicamente, alcune posizioni saranno comunque perdenti, è bene non dedicare ad esse più attenzioni del dovuto e concentrarsi sulle prossime sfide. 

Quando smettere

Il tema si lega a quello del “quando smettere”. Come avrete capito Paganini pone spesso l’accento sul rapporto tra trader e sconfitta, tra trader e posizione perdente. D’altronde, il suo approccio prende in considerazione anche l’elemento psicologico. Ora, Paganini non consiglia di aprire una posizione e dimenticarsela. Consiglia, piuttosto, di approcciarsi alle posizioni aperte con fare equilibrato. Il grosso del lavoro, infatti, dovrebbe essere compiuto prima, e concludersi prevalentemente al click di emissione dell’ordine.

Rimaneggiare posizioni aperte, nella speranza di migliorarle in corsa, è controproducente sia a livello tecnico che psicologico. Non serve chissà quale intuito per comprendere quanto questo atteggiamento possa incidere negativamente sulla condizione psicologica, quanto sia in realtà ansiogeno.

Nella fattispecie, è evidente anche l’interesse di Paganini per il tema della pianificazione, che si configura non solo come una risorsa ma anche come forma mentis per il trader che voglia operare con razionalità ed efficacia.