E’ più conveniente il trading con i CFD o il trading con gli asset reali? Se lo chiedono i trader che hanno iniziato da poco o stanno per iniziare, e che quindi devono ancora trovare una loro strada, un loro approccio. D’altro, l’inizio è il tempo delle scelte, le quali possono essere decisive anche nel lungo periodo.
In questo articolo cerchiamo di dipanare il quesito, di capire cosa sia più conveniente tra il trading CFD o il trading “reale”. Confronteremo le due attività, prendendo in considerazione parametri specifici.
Prima di passare all’analisi, una definizione di CFD e una piccola precisazione: per quanto alcuni elementi si configurano come oggettivi, alla fine la valutazione è soggettiva. Ovvero, può variare da trader a trader. Non c’è niente di cui stupirsi: se così non fosse, le due alternative non godrebbero di una reputazione così simile (rispetto all’altra).
Cosa sono i CFD
CFD è l’acronimo di Contract For Difference. Un CFD è un prodotto derivato, ovvero uno strumento che segue il prezzo di un asset, che in gergo viene chiamato sottostante. E’ sufficiente analizzare il nome per esteso per comprendere la natura e lo scopo di questo strumento. “Contract” sta a indicare una particolare dinamica, ovvero l’accordo tra il trader e il broker. Quando il trader acquista un CFD lo fa sempre e solo dal proprio broker, che funge in questo caso da market mover. Il trader, stipulando “un contratto” specula che l’asset sottostante raggiungerà un dato prezzo a una data scadenza. A quel punto, giunti alla scadenza, il trader fa profitti/perdite dalla differenza (da qui il Difference del nome) tra il prezzo reale o il prezzo stabilito.
Va da sé, ma a questo punto lo avrete già intuito, che fare trading con i CFD non vuol dire commerciare con gli asset, bensì sfruttare le loro oscillazioni di prezzo. Scambiare un CFD sull’euro dollaro non vuol dire scambiare la coppia euro dollaro. Allo stesso modo, scambiare CFD sul Bitcoin non vuol dire scambiare Bitcoin. Un dettaglio non da poco, specie se si parla di criptovalute.
CFD vs asset reali: l’offerta
Di seguito, operiamo un confronto tra trading CFD e trading con gli asset reali, prendendo in considerazione alcuni parametri.
Il primo parametro è quello dell’offerta, ovvero il numero e la varietà di asset a disposizione del trader. Ebbene, mettere a disposizione la possibilità di acquistare e vendere più beni è un affare molto complicato. Da un punto di vista tecnico, e persino normativo, è più intuitivo predisporre CFD.
Dunque, in genere l’offerta di CFD è più ampia dell’offerta di asset reali. Non è raro trovare broker che offrono centinaia e centinaia di asset con cui fare trading. Ebbene, riescono a farlo proprio perché li offrono in “modalità CFD”.
CFD vs asset reali: i rischi
La questione qui si complica. Sotto certi punti di vista, i CFD sono più rischiosi. Sotto altri punti di vista, sono meno rischiosi.
I CFD sono più rischiosi perché, in genere, sono abbinati a una leva finanziaria più elevata. la leva finanziaria permette di aumentare gli effetti dei trade senza aumentare l’investimento. Certo, è possibile guadagnare di più, ma anche perdere di più. Insomma, è la classica arma a doppio taglio, che nelle mani dei principianti diventa incredibilmente affilata.
Tutto ciò è esacerbato nel caso in cui si operasse da un paese extra-europeo. Lì infatti non valgono le regole dell’ESMA, ed è possibile accedere a leve superiori a 1:30, una tentazione in più.
Tuttavia, i CFD sono anche meno rischiosi perché non contemplano il reale possesso dell’asset, con tutto ciò che ne consegue. Per esempio, l’eventualità di una svalutazione a seguito di un lungo deposito (I CFD non hanno mai scadenze lunghissime). O, peggio, l’eventualità di subire una frode, come sovente accade per le criptovalute. Nessuno può rubare i tuoi Bitcoin… Se non hai Bitcoin.
CFD vs asset reali: l’operatività
Per quanto riguarda l’operatività, ovvero le dinamiche che sottendono all’attività di trading, non ci sono moltissime differenze. L’unica elemento di differenziazione è il rapporto con i trend discendenti. Dal momento che il CFD è “una speculazione sul prezzo”, esso permette anche di guadagnare quando il mercato è in trend negativo. Questa è un’opportunità non da poco, sebbene difficile da sfruttare.
CFD vs asset reali: i costi
Per quanto riguarda i costi, la situazione è meno definita, il contesto più eterogeneo. Non è possibile, in questo caso, fornire dei dati oggettivi ma solo rilevare un andamento tendenziale. Ebbene, in genere, i CFD consentono di ridurre la spesa per commissioni. Il motivo, a rigor di logica, è anche abbastanza semplice: lo scambio di asset reali è più complesso, coinvolge dinamiche tecniche più pervasive. Dunque, le commissioni sono in media più elevate, quando si fa trading con gli asset reali.
Anzi, alcuni broker azzerano le commissioni, e li sostituiscono con gli spread. E’ una possibilità che non gli è affatto preclusa, dal momento che sono dei “market maker”, e che anzi giova tanto a loro quanto al trader.
CFD vs asset reali: la velocità
Per quanto riguarda la velocità, ovvero il tempo di esecuzione degli ordini, possiamo parlare di elementi oggettivi. In media, ma praticamente in quasi tutti i casi, gli ordini di CFD sono molto più veloci degli ordini che contemplano asset reali.
Può sembrare un dettaglio da poco, ma invece incide moltissimo. Incide certamente sugli scalper, che giocano sul filo del millisecondo. Incide su chi fa trading automatico, che produce entrate a mercato condizionate dal prezzo (e quindi questo deve essere sempre aggiornato). Tuttavia, incide anche sui trader comuni, in quanto una transazione lenta è più soggetta a micro disconnessioni che comprometterebbero l’esecuzione dell’ordine stesso.
Insomma, i CFD sono più veloci degli asset reali, che pur fanno loro da sottostante, e questo ha un impatto considerevole.