Roman Abramovich viene inserito ogni anno nella classifica delle persone più ricche del pianeta. Magnate russo, conosciuto per essere proprietario del Chelsea, personalità estrose e chiacchierata, ha a disposizione una immensa fortuna. Tutta farina del suo sacco o alla sua ricchezza ha contribuito anche una massiccia dose di fortuna? Ecco la sua storia.
Roman Abramovich è nato il 24 ottobre 1966 a Saratov, una grande città del basso Volga (Russia europea). E’ cresciuto in una famiglia atipica, ma non per una questione di soldi: è rimasto orfano di entrambi i genitori a quattro anno e ha passato la sua infanzia dagli zii. I suoi studi sono stati normali, in un istituto tecnico. Si è formato anche nell’esercito sovietico, dove ha trascorso circa tre anni.
Il suo primo lavoro è stato quello di… Venditore di giocattoli. Lavoro dal quale è stato persino licenziato, non per demeriti ma per la crisi che in quegli anni (fine Ottanta) il settore viveva a causa della concorrenza cinese. Eppure, come ha raccontato lui stesso nelle sue memorie, si è congedato con un sorriso, dichiarando al suo datore di essere sicuro che in breve tempo sarebbe diventato un personaggio importante.
Proprio quel licenziamento ha rappresentato l’inizio dell’epopea di Roman Abramovich. Il futuro magnate, infatti, si trovava al posto giusto al momento giusto. Sfruttando gli elevati incentivi all’iniziativa privata che Gorbaciov, intenzionato a superare il comunismo, aveva introdotto, fondò cinque società contemporaneamente. Queste erano attive nell’import export di prodotti petroliferi raffinati e barili di petrolio.
Da lì, almeno a leggere la sua biografia, la vita di Roman Abramovich si mette in discesa. La liberalizzazione dell’ex Unione Sovietica (siamo nel 1993) arrideva ai pochi imprenditori attivi in Russia mentre condannava la popolazione alla fame. E Roman Abramovich si trovava dalla parte giusta. In poco tempo le sue società accumularono enormi profitti, fino a quando il futuro presidente del Chelsea decise, in società con Boris Berezovski, di acquistare gran parte della Sibneft, un colosso petrolifero russo ormai in crisi.
In mani ai due imprenditori, la Sibneft divenne una superpotenza del commercio petrolifero e i due magnati entrarono nel ristretto club degli uomini più ricchi del mondo. Abramovich, rampante “paperone” trentenne, proseguì per la sua strada acquistando la compagnia di bandiera Aeroflot, parte della Trans World Group, un colosso dell’alluminio che successivamente trasformò nella Rusal.
Nei primi anni 2000, il magnate russo portò a termine un’operazione molto complicata: l’acquisto di Evraz Group, previa vendita della Sibneft. L’Evraz Group è attualmente uno dei colossi più importanti nel settore dell’estrazione dei metalli e della fabbricazione dell’acciaio.
Nel 2003, Abramovich salì alla ribalta come uomo di sport. Acquistò il Chelsea per circa 60 miliardi di sterline (più o meno 90 miliardi di euro). In questi anni scese anche in politica: ha infatti ricoperto l’incarico di Governatore del Distretto Autonomo di Cukotka (dal 2001 al 2008) e di presidente del parlamento di Cukokta (dal 2008 al 2013).
La figura di Roman Abramovich è singolare. Niente a paragone di molti paperoni nostrani, magari eredi di grandi gruppi imprenditoriali. Il magnate russo è un vero self-made man, che ha saputo interpretare i suoi tempi e trarne il meglio, sospinto da una incrollabile fiducia nei propri mezzi. Dunque. non è un caso che oggi Roman Abramovich venga annoverato tra gli uomini più ricchi del pianeta. Il suo patrimonio, secondo Forbes, ammonta a circa 10 miliardi di dollari. Per rendere l’idea, si consideri che il patrimonio di Berlusconi, contando anche le aziende che non sono più sue ma dei suoi familiari, supera di poco i 5 miliardi.