Il dollaro statunitense ha registrato un forte calo nelle prime ore di contrattazione sui mercati europei, raggiungendo livelli minimi pluriennali nei confronti del franco svizzero e dell’euro. La valuta americana continua a subire pressioni ribassiste a causa dell’intensificarsi della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina.

La situazione attuale del dollaro sui mercati valutari

Indice DXY ai minimi da tre anni

L’indice DXY, che misura il valore del dollaro rispetto a un paniere delle principali valute internazionali, è sceso fino a quota 99,314, il livello più basso degli ultimi tre anni. In particolare, il dollaro ha toccato un minimo decennale contro il franco svizzero e un minimo triennale contro l’euro.

Analisti prevedono ulteriori ribassi per il dollaro

Secondo Francesco Pesole, analista valutario presso ING, il dollaro rimane “estremamente vulnerabile” a ulteriori vendite. Pesole sottolinea che la debolezza della valuta americana riflette una crescente sfiducia degli investitori verso gli asset statunitensi: “Il crollo del dollaro sta funzionando come un barometro della strategia ‘sell America’“, ha dichiarato l’analista.

L’impatto della guerra commerciale USA-Cina sul mercato valutario

Aumento delle tariffe doganali da parte degli Stati Uniti

La recente accelerazione ribassista del dollaro è stata innescata dall’annuncio della Casa Bianca relativo all’aumento delle tariffe doganali imposte alla Cina. Le nuove tariffe statunitensi sui prodotti cinesi sono salite al 145%, rispetto al precedente livello indicato del 125%. Questa escalation ha alimentato ulteriormente le tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali.

La risposta cinese e le accuse di violazione delle regole WTO

In risposta alle misure americane, la Cina ha incrementato le proprie tariffe sui beni importati dagli Stati Uniti dal precedente 84% all’attuale 125%. Il Ministero del Commercio cinese ha definito le azioni statunitensi “un tipico esempio di bullismo unilaterale“, accusando Washington di violare gravemente le regole stabilite dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO).

Dati sull’inflazione USA: ulteriore pressione sulla Federal Reserve

L’inflazione inferiore alle attese indebolisce ulteriormente il dollaro

A peggiorare ulteriormente la situazione per il biglietto verde sono stati i dati sull’inflazione negli Stati Uniti relativi al mese di marzo. L’indice dei prezzi al consumo (CPI) è cresciuto su base annua del 2,4%, inferiore rispetto alle aspettative degli economisti intervistati dal Wall Street Journal, che prevedevano una crescita del 2,6%.

Cosa significa questo per la politica monetaria della Fed?

Kyle Chapman, analista forex presso Ballinger Group, ha commentato che questi dati potrebbero spingere la Federal Reserve verso ulteriori tagli dei tassi d’interesse: “I dati sull’inflazione spingono marginalmente la Fed verso nuovi tagli, ma in un contesto così incerto non è più possibile affidarsi esclusivamente alla traiettoria passata per prevedere le mosse future della banca centrale americana.

Cosa aspettarsi nei prossimi mesi?

L’attuale scenario di tensione commerciale e incertezza economica globale potrebbe continuare a pesare sul dollaro nel breve-medio termine. Gli investitori dovranno monitorare attentamente gli sviluppi delle trattative commerciali tra USA e Cina e le prossime decisioni della Federal Reserve per comprendere meglio la direzione futura dei mercati valutari.

Sarà fondamentale osservare:

  • L’evoluzione delle negoziazioni commerciali tra Washington e Pechino;
  • I prossimi dati macroeconomici statunitensi (occupazione, inflazione e crescita economica);
  • Le dichiarazioni ufficiali della Federal Reserve riguardo alla politica monetaria futura.

In conclusione, gli operatori finanziari dovrebbero prepararsi ad affrontare una fase di elevata volatilità sui mercati valutari, adottando strategie prudenti e diversificate per mitigare i rischi derivanti da questa situazione complessa e in continua evoluzione.

Fonte: Marketscreener.com