Le recenti dichiarazioni dei membri della Federal Reserve (Fed) hanno ridimensionato le aspettative di un imminente taglio dei tassi d’interesse negli Stati Uniti. Anche Christopher Waller, noto per la sua posizione generalmente accomodante (dovish), ha espresso cautela, suggerendo che la banca centrale americana non abbia fretta di intervenire prima di valutare con attenzione gli effetti delle politiche commerciali e tariffarie.
Christopher Waller: “Nessuna fretta di tagliare i tassi”
In un’intervista rilasciata a Bloomberg Television, il governatore della Fed Christopher Waller ha sottolineato che gli effetti delle tariffe imposte dall’amministrazione Trump non saranno pienamente visibili prima della seconda metà dell’anno. Secondo Waller, infatti, sarà necessario attendere almeno fino a luglio per comprendere chiaramente l’impatto reale delle misure tariffarie su inflazione e crescita economica.
“Non vedremo effetti significativi sull’economia prima del secondo semestre”, ha dichiarato Waller, aggiungendo che “non c’è alcuna urgenza di modificare la politica monetaria in questo momento”. Questa posizione colloca Waller in linea con la maggioranza dei membri del Federal Open Market Committee (FOMC), incluso il presidente Jerome Powell, che hanno più volte ribadito l’importanza di mantenere i tassi invariati per un periodo prolungato.
La posizione della Fed: prudenza e attesa
Nessuna mossa preventiva come nel 2019
A differenza del 2019, quando la Fed decise di abbassare preventivamente i tassi sulla base di previsioni economiche negative, quest’anno i funzionari della banca centrale sembrano orientati verso una maggiore prudenza. Beth Hammack, presidente della Fed di Cleveland, ha dichiarato a CNBC che maggio sarebbe “troppo presto” per un eventuale taglio dei tassi.
“Dobbiamo essere pazienti e assicurarci di muoverci nella direzione giusta piuttosto che agire troppo rapidamente nella direzione sbagliata”, ha affermato Hammack. Tuttavia, ha lasciato aperta la possibilità di una revisione della politica monetaria a giugno o luglio, qualora emergessero prove “chiare e convincenti” sulla necessità di intervenire.
I dati sul mercato del lavoro saranno decisivi
Secondo Tim Duy, capo economista presso SGH Macro Advisors, il mercato del lavoro statunitense dovrebbe mostrare segnali evidenti di deterioramento per convincere la Fed ad anticipare un taglio dei tassi già a giugno. Tuttavia, considerando che prima della riunione del FOMC di giugno saranno disponibili soltanto due rapporti mensili sull’occupazione, appare improbabile che la banca centrale prenda decisioni affrettate basandosi su dati limitati.
“La Fed raramente modifica la propria politica monetaria sulla base di uno o due report mensili”, ha spiegato Duy in una nota ai clienti. “Settembre sembra una data più realistica per un eventuale intervento”.
Le previsioni degli analisti: settembre o ottobre più probabili per un taglio
Anche Diane Swonk, capo economista presso KPMG, concorda sul fatto che difficilmente vedremo un taglio dei tassi prima dell’autunno. “La Fed sta iniziando a parlare con una sola voce: finché non avrà chiaro l’impatto completo delle tariffe sull’economia reale, non agirà”, ha dichiarato Swonk. Secondo l’economista, ottobre potrebbe essere il mese più probabile per un eventuale intervento.
I mercati finanziari restano ottimisti ma cauti
Sebbene le dichiarazioni recenti abbiano raffreddato le aspettative immediate degli investitori, i mercati finanziari continuano a sperare in un intervento anticipato rispetto alle previsioni ufficiali della Fed. Attualmente, secondo i dati derivanti dai mercati dei derivati sui tassi d’interesse:
- La probabilità di un taglio già nella riunione del 6-7 maggio è praticamente nulla.
- Le aspettative per una conferma dei tassi invariati anche nella riunione di giugno sono salite oltre il 40%.
L’impatto delle tariffe commerciali sull’inflazione USA
L’amministrazione Trump ha imposto una pausa temporanea fino all’8 luglio sulle nuove tariffe reciproche con diversi paesi (ad eccezione della Cina). Attualmente rimane in vigore una tassa universale del 10% sulle importazioni da molti paesi. Secondo Waller, i CEO delle aziende americane prevedono di trasferire ai consumatori circa un terzo degli aumenti tariffari sotto forma di prezzi più alti.
“Se questo sarà effettivamente il passaggio finale sui prezzi al consumo”, ha commentato Waller nell’intervista a Bloomberg TV, “l’impatto sull’inflazione sarà limitato”. Tuttavia, il governatore prevede comunque una certa debolezza nei dati economici nei prossimi mesi, anche se nulla di drammatico fino alla decisione definitiva della Casa Bianca sulle tariffe.
Conclusioni: prudenza e monitoraggio costante da parte della Fed
In sintesi, la Federal Reserve sembra intenzionata ad adottare una strategia attendista e prudente nei prossimi mesi. Nonostante le pressioni politiche esercitate dal presidente Trump – che ha ripetutamente criticato Jerome Powell chiedendo tagli immediati – la banca centrale americana appare determinata a basare le proprie decisioni esclusivamente sui dati economici concreti e sugli sviluppi reali dell’economia statunitense.
Gli investitori dovranno quindi monitorare attentamente i prossimi rapporti sul mercato del lavoro e sull’inflazione per anticipare eventuali cambiamenti nella politica monetaria USA.
Fonte: Morningstar.com