Correzioni di Mercato e Reazioni degli Investitori

Nel mese di marzo, il mercato azionario ha affrontato correzioni significative, spesso interpretate come opportunità di “comprare nel calo” o “buy the dip” da parte degli investitori. Nonostante ciò, si è osservata una crescente riluttanza da parte dei gestori di asset globali nel reinvestire nei giganti tecnologici di Wall Street. Un sondaggio mensile della Bank of America ha evidenziato la più grande riduzione mensile dell’esposizione alle azioni statunitensi negli ultimi 25 anni, con un calo netto del 40% e il 23% dei rispondenti ora sotto ponderato.

Spostamento delle Allocazioni verso l’Europa

Il capitale sembra aver trovato nuova direzione verso l’Europa. Le allocazioni in azioni della zona euro sono aumentate del 27%, con il 39% degli intervistati che ora si posiziona in sovrappeso, il livello più alto degli ultimi quattro anni.

Percezioni e Preoccupazioni del Mercato

Nonostante le preoccupazioni di una possibile recessione negli USA possano sembrare esagerate per alcuni, il sondaggio di marzo ha rivelato preoccupazioni su politiche economiche e commerciali erratiche degli USA, rischi per la crescita globale, timori di stagflazione e una persistente avversione ai titoli di stato dovuta a preoccupazioni sui tassi d’interesse e sul debito.

La Situazione delle Big Tech

Un dato allarmante per gli ottimisti del mercato azionario è che gli investitori considerano ancora i cosiddetti “Magnificent Seven” (Apple, Nvidia, Microsoft, Amazon, Meta e Tesla) come troppo posseduti, nonostante abbiano subito uno dei loro peggiori periodi con un calo quasi del 20% nella valutazione collettiva. Per il ventiquattresimo mese consecutivo, il “Long Big Tech” è stato identificato come il commercio più affollato del pianeta.

Valutazioni e Prospettive Future

Anche se le valutazioni forward price/earnings per il Nasdaq rimangono elevate storicamente, sono le più basse degli ultimi cinque anni rispetto all’S&P 500. Tuttavia, ci sono due motivi principali per cui le Big Tech potrebbero ancora essere considerate troppo affollate:

  • Disordini Economici: Le perturbazioni economiche negli USA stanno forzando stimoli senza precedenti in Europa e Cina, dove le valutazioni del mercato azionario sono molto più economiche rispetto a Wall Street.
  • Politiche della Federal Reserve: Le azioni delle Big Tech sono storicamente state isolate dalle paure di recessione grazie alla loro sensibilità ai tassi d’interesse. Tuttavia, le minacce tariffarie attuali potrebbero aggravare l’inflazione tanto quanto la crescita economica.

In conclusione, nonostante queste aziende abbiano favorito notevolmente il mercato toro grazie al loro significativo peso sugli indici, un rallentamento nel settore tecnologico ora rischia di essere un ostacolo altrettanto grande per l’intero complesso del mercato. I gestori di asset globali hanno già votato con i piedi e potrebbero ragionevolmente vedere il quadro USA come troppo complicato per il futuro prevedibile.

Fonte: Marketscreener.com