In politica così come in economia e nelle discussioni da bar, uno dei trend topic più utilizzati e chiacchierati che non risparmia nessun oratore dal proferirne parola è sicuramente la tassazione che grava non soltanto sui cittadini ma anche sulle aziende presenti sul territorio nazionale di uno Stato. Quando si parla di tassazione statale è inevitabile far riferimento ad una particolare categoria di Stati che possono vantare di far parte di quella esclusiva lista di luoghi riconosciuti dai più come “paradisi fiscali”, ossia Paesi in cui la tassazione da parte dello Stato sembra essere amichevole nei confronti degli imprenditori, degli investitori e dei cittadini più che vessatoria come potrebbe esserlo nella penisola italiana in determinati settori produttivi.
Fra i paradisi fiscali più famosi spunta sicuramente il Principato di Monaco, la città-Stato confinante unicamente con la Francia e bagnata dal Mar Ligure, il quale offre un grado di fiscalità molto positivo per tutti coloro che hanno intenzione di investire sul territorio o aprire un’azienda e attività produttiva. Al confine fra realtà e leggenda, vedremo con un piccolo schema riassuntivo e molto chiaro, che nulla toglie al tenersi informati autonomamente e in maniera aggiornata sulla tassazione fiscale nel Principato, quali sono le norme vigenti principali sulla tassazione all’interno del territorio monegasco e se effettivamente lo si può definire un paradiso fiscale per imprenditori e cittadini o è solamente un comune credere per pubblicizzare l’immagine dell’affascinante località esclusiva.
Tassazione Fiscale a Montecarlo
Una delle prime norme che spiccano all’interno del sistema di tassazione monegasco è sicuramente l’assenza di un’imposta sul reddito delle persone fisiche per tutti coloro che possiedono la cittadinanza dello Stato, così come la mancanza di un’imposta sui profitti di una società con sede nel territorio del Principato a patto che l’azienda non abbia un giro d’affari superiore al 25% del proprio fatturato al di fuori del territorio monegasco e non si occupi della vendita o della concessione in licenza di brevetti o marchi, nel qual caso si applica un’aliquota del 33,33% sui ricavati.
Per quanto riguarda invece l’imposta sul valore aggiunto, comunemente conosciuta in Italia come IVA, ordinariamente prevede un’aliquota del 19,6% a cui si sottraggono casi particolari che rientrano nell’aliquota agevolata del 7% per alcuni prodotti alimentari o del 2,1% per attività commerciali di intrattenimento come cinema, teatri o quotidiani.
Infine l’imposta sulle successioni o donazioni è nulla se i beneficiari hanno un rapporto di primo grado con il familiare defunto, quindi il coniuge, un genitore o un figlio, mentre si applica gradualmente un’aliquota man mano che il legame di parentela si fa meno stretto, per un massimo del 16% se non si ha alcuna parentela con il defunto o il donatore.